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Libro biblico numero 41: Marco

Libro biblico numero 41: Marco

Libro biblico numero 41: Marco

Scrittore: Marco

Dove fu scritto: Roma

Quando fu completato: ca. 60–65 E.V.

Tempo a cui si riferisce: 29–33 E.V.

1. Che cosa si sa di Marco e della sua famiglia?

QUANDO Gesù fu arrestato nel Getsemani e gli apostoli fuggirono, lo seguì “un giovane che indossava una veste di lino fine sul corpo nudo”. Allorché la folla cercò di afferrare anche lui, egli “si lasciò dietro la veste di lino e se ne fuggì nudo”. Generalmente si crede che questo giovane fosse Marco. In Atti è descritto come “Giovanni soprannominato Marco”, ed è possibile che venisse da una famiglia abbastanza agiata di Gerusalemme, poiché la sua famiglia aveva la propria casa e i propri servitori. Anche sua madre Maria era cristiana, e la congregazione primitiva usava la sua casa come luogo di adunanza. Quando Pietro fu liberato dalla prigione per mano dell’angelo, andò in questa casa e vi trovò radunati i fratelli. — Mar. 14:51, 52; Atti 12:12, 13.

2, 3. (a) Cosa spronò indubbiamente Marco a intraprendere il servizio missionario? (b) Quali rapporti ebbe egli con altri missionari, in particolar modo con Pietro e Paolo?

2 Il missionario Barnaba, un levita di Cipro, era cugino di Marco. (Atti 4:36; Col. 4:10) Quando Barnaba andò con Paolo a Gerusalemme per portare soccorso durante una carestia, Marco conobbe anche Paolo. Queste compagnie nella congregazione e i contatti con gli zelanti ministri che la visitavano suscitarono senza dubbio in Marco il desiderio di intraprendere il servizio missionario. Lo troviamo dunque come compagno e aiutante di Paolo e Barnaba nel loro primo viaggio missionario. Per qualche ragione, comunque, Marco li lasciò a Perga, in Panfilia, e tornò a Gerusalemme. (Atti 11:29, 30; 12:25; 13:5, 13) A causa di ciò Paolo non volle condurre con sé Marco nel secondo viaggio missionario, e di conseguenza Paolo e Barnaba si separarono. Paolo portò con sé Sila, mentre Barnaba prese suo cugino Marco e salpò con lui per Cipro. — Atti 15:36-41.

3 Marco si dimostrò fidato nel ministero e divenne un valido aiuto non solo per Barnaba, ma in seguito anche per gli apostoli Pietro e Paolo. Marco fu con Paolo (ca. 60-61 E.V.) durante la sua prima prigionia a Roma. (Filem. 1, 24) Troviamo quindi Marco con Pietro a Babilonia fra gli anni 62 e 64 E.V. (1 Piet. 5:13) Paolo è di nuovo prigioniero a Roma probabilmente nel 65 E.V., e in una lettera chiede a Timoteo di condurre con sé Marco perché, dice, “mi è utile per il servizio”. (2 Tim. 1:8; 4:11) Questa è l’ultima menzione di Marco nella Bibbia.

4-6. (a) Come poté Marco venire a conoscenza di tutti i particolari descritti nel suo Vangelo? (b) Da che cosa si nota che egli fu in stretto contatto con Pietro? (c) Fate esempi delle caratteristiche di Pietro presenti in questo Vangelo.

4 La composizione del più breve dei Vangeli è attribuita a questo Marco. Egli fu un collaboratore degli apostoli di Gesù e fu tra coloro che misero la propria vita al servizio della buona notizia. Marco però non era uno dei dodici apostoli e non fu un intimo compagno di Gesù. Come venne a conoscenza di tutti quei particolari che rendono il suo racconto del ministero di Gesù così vivido dal principio alla fine? Secondo la tradizione più antica, quella di Papia, Origene e Tertulliano, la fonte fu Pietro, col quale Marco fu in stretto contatto. * Pietro non lo chiamò forse “mio figlio”? (1 Piet. 5:13) Pietro era stato testimone oculare praticamente di tutto ciò che Marco narrò, per cui questi può aver appreso da Pietro molti dettagli descrittivi che mancano negli altri Vangeli. Per esempio, Marco parla degli “uomini salariati” che lavoravano per Zebedeo, del lebbroso che supplicò Gesù “in ginocchio”, dell’indemoniato che ‘si lacerava con pietre’ e della profezia che Gesù pronunciò sulla ‘venuta del Figlio dell’uomo con grande potenza e gloria’ mentre sedeva sul Monte degli Ulivi “di fronte al tempio”. — Mar. 1:20, 40; 5:5; 13:3, 26.

5 Pietro stesso era un uomo dalle profonde emozioni e poté dunque capire e descrivere a Marco i sentimenti e le emozioni di Gesù. Per questo di frequente Marco narra come si sentiva e reagiva Gesù; per esempio, spiega che guardò “attorno verso di loro con indignazione, essendo molto addolorato”, che “sospirò profondamente” e che ‘gemé profondamente col suo spirito’. (3:5; 7:34; 8:12) È Marco a parlare dei sentimenti di Gesù verso il giovane governante ricco, dicendo che “provò amore per lui”. (10:21) E quanto calore troviamo nel racconto di quando Gesù non solo pose un bambino in mezzo ai suoi discepoli, ma anche “gli mise le braccia attorno”, e dell’occasione in cui “prese i bambini fra le braccia”! — 9:36; 10:13-16.

6 Alcune caratteristiche di Pietro si notano nello stile di Marco, uno stile impulsivo, vivo, vigoroso, dinamico e descrittivo. Sembra quasi che voglia narrare gli avvenimenti con la massima rapidità. Per esempio, la parola “immediatamente” ricorre ripetute volte, conferendo drammaticità alla narrazione.

7. Cosa distingue il Vangelo di Marco da quello di Matteo?

7 Sebbene Marco avesse accesso al Vangelo di Matteo e benché solo il 7 per cento di ciò che egli narra non si trovi negli altri Vangeli, sarebbe un errore credere che Marco abbia semplicemente condensato il Vangelo di Matteo aggiungendovi qualche dettaglio particolare. Mentre Matteo aveva presentato Gesù come il promesso Messia e Re, Marco ne descrive ora la vita e le opere da un altro punto di vista. Egli presenta Gesù come il Figlio di Dio che opera miracoli, il Salvatore vittorioso. Marco dà risalto alle attività di Cristo più che ai suoi sermoni e insegnamenti. Vengono riportati solo una piccola parte delle parabole di Gesù e uno dei suoi discorsi più lunghi, mentre il Sermone del Monte viene omesso. Per questa ragione il Vangelo di Marco è più breve, nonostante sia pieno d’azione quanto gli altri. Menziona specificamente almeno 19 miracoli.

8. Quali particolari indicano che il Vangelo di Marco fu evidentemente scritto per i romani?

8 Mentre Matteo scrisse il suo Vangelo per gli ebrei, evidentemente Marco scrisse in primo luogo per i romani. Come lo sappiamo? La Legge di Mosè è menzionata solo quando vengono narrate conversazioni in cui vi si fa riferimento, e la genealogia di Gesù è omessa. Il vangelo di Cristo è rappresentato come di importanza universale. Marco aggiunge delle informazioni per spiegare abitudini e insegnamenti giudaici che potevano non essere familiari ai lettori non ebrei. (2:18; 7:3, 4; 14:12; 15:42) Traduce le espressioni aramaiche. (3:17; 5:41; 7:11, 34; 14:36; 15:22, 34) Dà spiegazioni sui termini geografici e sulla flora della Palestina. (1:5, 13; 11:13; 13:3) Delle monete ebraiche indica l’equivalente in moneta romana. (12:42, nota in calce) Usa più termini latini degli altri evangelisti, quali ad esempio speculator (guardia del corpo), praetorium (palazzo del governatore) e centurio (ufficiale dell’esercito). — 6:27; 15:16, 39.

9. Dove e quando fu scritto il libro di Marco, e cosa ne conferma l’autenticità?

9 Dato che evidentemente Marco scrisse in primo luogo per i romani, è molto probabile che abbia scritto il suo Vangelo a Roma. Sia la tradizione più antica che il contenuto del libro consentono di concludere che esso fu compilato a Roma durante la prima o la seconda prigionia dell’apostolo Paolo, e quindi negli anni 60-65 E.V. In questo periodo Marco fu a Roma almeno una volta, se non due. Tutte le principali fonti del II e III secolo confermano che lo scrittore fu Marco. Il suo Vangelo circolava già fra i cristiani verso la metà del II secolo. Il fatto che compaia in tutti i primi cataloghi delle Scritture Greche Cristiane ne conferma l’autenticità.

10. Come devono essere considerate la conclusione lunga e quella breve di Marco, e perché?

10 Comunque, la conclusione lunga e quella breve che a volte sono aggiunte dopo il capitolo 16, versetto 8, non sono da ritenersi autentiche. Mancano infatti nella maggioranza dei manoscritti antichi, come il Sinaitico e il Vaticano 1209. Eusebio e Girolamo, eruditi del IV secolo, concordano nel dire che il racconto autentico termina con le parole “avevano timore”. Le altre conclusioni furono probabilmente aggiunte allo scopo di attenuare la maniera brusca con cui termina questo Vangelo.

11. (a) Cosa dimostra che il Vangelo di Marco è accurato, e quale autorità è messa in risalto? (b) Perché questa è una “buona notizia”, e a quale periodo si riferisce il Vangelo di Marco?

11 Che il racconto di Marco sia accurato è evidente dal fatto che il suo Vangelo è in piena armonia non solo con gli altri Vangeli, ma anche con tutte le Sacre Scritture da Genesi a Rivelazione. Per giunta, Gesù viene presentato ripetute volte come uno che aveva autorità non solo nel parlare, ma anche sulle forze della natura, su Satana e sui demoni, su malattie e infermità, sì, sulla morte stessa. Perciò Marco inizia il suo racconto con questa efficace introduzione: “Principio della buona notizia intorno a Gesù Cristo”. La sua venuta e il suo ministero erano una “buona notizia”, per cui lo studio del Vangelo di Marco sarà sicuramente utile a tutti i lettori. Gli avvenimenti descritti da Marco si svolsero nel periodo compreso fra la primavera del 29 E.V. e la primavera del 33 E.V.

CONTENUTO DI MARCO

12. Quali avvenimenti sono condensati nei primi 13 versetti di Marco?

12 Battesimo e tentazione di Gesù (1:1-13). Marco comincia la buona notizia identificando Giovanni il Battezzatore. Egli è il messaggero predetto, inviato a proclamare: “Preparate la via di Geova, rendete diritte le sue strade”. Di Colui che presto verrà, il battezzatore dice: ‘Egli è più forte di me’. Sì, non battezzerà con acqua, ma con spirito santo. Gesù viene ora da Nazaret di Galilea, e Giovanni lo battezza. Lo spirito scende su Gesù come una colomba, e si ode una voce dai cieli dire: “Tu sei mio Figlio, il diletto; io ti ho approvato”. (1:3, 7, 11) Gesù è tentato da Satana nel deserto, e angeli lo servono. Tutti questi drammatici avvenimenti sono condensati nei primi 13 versetti di Marco.

13. In quali modi Gesù dimostra ben presto la sua autorità quale “Santo di Dio”?

13 Gesù comincia il ministero in Galilea (1:14–6:6). Dopo l’arresto di Giovanni, Gesù va a predicare la buona notizia di Dio in Galilea. Che messaggio sensazionale annuncia! “Il regno di Dio si è avvicinato. Pentitevi e abbiate fede nella buona notizia”. (1:15) Egli chiama Simone e Andrea e Giacomo e Giovanni, invitandoli a lasciare le loro reti da pesca per divenire suoi discepoli. Il sabato comincia a insegnare nella sinagoga di Capernaum. Il popolo si stupisce, poiché insegna “come uno che ha autorità e non come gli scribi”. Egli dimostra la sua autorità quale “Santo di Dio” scacciando uno spirito impuro da un ossesso e guarendo la suocera di Simone che era febbricitante. La notizia si sparge in un baleno e di notte “l’intera città” si raduna fuori della casa di Simone. Gesù guarisce molti che stanno male ed espelle numerosi demoni. — 1:22, 24, 33.

14. Come dimostra Gesù la sua autorità di perdonare i peccati?

14 Gesù dichiara la sua missione: “Affinché io predichi”. (1:38) Egli predica in tutta la Galilea. Dovunque vada espelle i demoni e sana i malati, tra cui un lebbroso e un paralitico al quale dice: “I tuoi peccati ti sono perdonati”. ‘Questa è una bestemmia’, ragionano alcuni scribi nel loro cuore. ‘Chi può perdonare i peccati se non Dio?’ Discernendo i loro pensieri, Gesù dimostra che “il Figlio dell’uomo ha autorità di perdonare i peccati” dicendo al paralitico di alzarsi e andarsene a casa. Il popolo glorifica Dio. Quando un esattore di tasse, Levi (Matteo), diviene suo seguace, Gesù dice agli scribi: “Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. Egli mostra d’essere “Signore anche del sabato”. — 2:5, 7, 10, 17, 28.

15. Cosa dichiara Gesù riguardo a quelli che negano i suoi miracoli, e cosa dice dei legami familiari?

15 Gesù forma ora il gruppo dei dodici apostoli. I suoi parenti manifestano una certa opposizione, poi alcuni scribi di Gerusalemme lo accusano di espellere i demoni per mezzo del governante dei demoni. Gesù chiede loro: “Come può Satana espellere Satana?”, e li avverte: “Chi bestemmia contro lo spirito santo non ha perdono in eterno, ma è colpevole di peccato eterno”. Durante la discussione sua madre e i suoi fratelli vengono a cercarlo, e Gesù è spinto a dichiarare: “Chiunque fa la volontà di Dio mi è fratello e sorella e madre”. — 3:23, 29, 35.

16. Mediante illustrazioni, che cosa insegna Gesù riguardo al “regno di Dio”?

16 Gesù comincia a insegnare “il sacro segreto del regno di Dio” mediante illustrazioni. Parla del seminatore e del seme che cade su varie specie di terreno (le quali illustrano le diverse specie di uditori della parola) e della lampada che risplende dal suo candelabro. In un’altra illustrazione Gesù dice che il Regno di Dio è come quando un uomo getta il seme in terra: “Da se stessa la terra porta gradualmente frutto, prima il filo d’erba, quindi la spiga, infine il grano pieno nella spiga”. (4:11, 28) Pronuncia anche l’illustrazione del granello di senape, il quale, sebbene sia il più piccolo di tutti i semi, cresce fino a produrre grandi rami che fanno ombra.

17. In che modo i miracoli di Gesù dimostrano la portata della sua autorità?

17 Mentre attraversano il Mar di Galilea, Gesù fa cessare miracolosamente un forte vento, e il mare in tempesta si calma al comando: “Taci! Quietati!” (4:39) Nel paese dei geraseni Gesù espelle da un uomo una “Legione” di demoni e permette loro di entrare in un branco di circa 2.000 porci, i quali a loro volta si gettano da un precipizio e annegano nel mare. (5:8-13) Dopo ciò Gesù passa di nuovo alla riva opposta. Una donna è sanata da una perdita di sangue, che da 12 anni non riesce a curare, semplicemente toccando il mantello di Gesù, che sta andando a risuscitare la figlia 12enne di Iairo. Il Figlio dell’uomo ha davvero autorità sia sulla vita che sulla morte! Comunque, la gente del territorio di origine di Gesù contesta la sua autorità. Egli si meraviglia della loro mancanza di fede, ma continua ad andare “in giro per i villaggi circostanti, insegnando”. — 6:6.

18. (a) Come viene esteso il ministero di Gesù? (b) Che cosa spinge Gesù a insegnare e a compiere miracoli?

18 Esteso il ministero in Galilea (6:7–9:50). I dodici vengono mandati a due a due dopo aver ricevuto istruzioni e l’autorità di predicare e insegnare, guarire le persone ed espellere demoni. Il nome di Gesù diviene ben noto e alcuni pensano che sia Giovanni il Battezzatore destato dai morti. Questa possibilità preoccupa Erode, alla cui festa di compleanno Giovanni è stato decapitato. Gli apostoli tornano dal loro giro di predicazione e fanno rapporto a Gesù della loro attività. Una gran folla di persone segue Gesù per tutta la Galilea, ed egli è ‘mosso a pietà verso di loro, perché sono come pecore senza pastore’. Comincia dunque a insegnare loro molte cose. (6:34) Provvede amorevolmente anche cibo materiale, dando da mangiare a 5.000 uomini con cinque pani e due pesci. Poco tempo dopo, allorché i discepoli nella loro barca lottano con tutte le forze contro una tempesta mentre sono diretti a Betsaida, egli va loro incontro camminando sul mare e placa il vento. Non c’è da stupirsi se anche i suoi discepoli ‘si meravigliano molto’! — 6:51.

19, 20. (a) Quale rimprovero rivolge Gesù agli scribi e ai farisei? (b) Quali circostanze lo portano a rimproverare anche Pietro?

19 Nel distretto di Gennezaret, Gesù ha una discussione con gli scribi e i farisei di Gerusalemme riguardo al mangiare senza lavarsi le mani, e li rimprovera perché ‘lasciano da parte il comandamento di Dio e osservano la tradizione degli uomini’. Egli dice che non è ciò che entra da fuori che contamina l’uomo, ma ciò che esce dal di dentro, dal cuore, cioè “i ragionamenti dannosi”. (7:8, 21) Recatosi a nord nelle regioni di Tiro e Sidone, Gesù compie un miracolo per una gentile, una donna siro-fenicia, espellendo un demonio da sua figlia.

20 Tornato in Galilea, di nuovo Gesù prova pietà per la folla che lo segue e dà da mangiare a 4.000 uomini con sette pani e alcuni pesciolini. Egli mette in guardia i discepoli dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode, ma al momento essi non comprendono. Quindi, un altro miracolo: la guarigione di un cieco a Betsaida. In una conversazione mentre sono in cammino verso i villaggi di Cesarea di Filippo, Pietro identifica con convinzione Gesù come “il Cristo”, ma poi obietta con vigore quando Gesù parla delle imminenti sofferenze e morte del Figlio dell’uomo. Per questo Gesù lo rimprovera: “Va dietro a me, Satana, perché non pensi i pensieri di Dio, ma quelli degli uomini”. (8:29, 33) Gesù esorta i discepoli a seguirlo per amore della buona notizia; se si vergogneranno di lui, egli si vergognerà di loro quando sarà arrivato nella gloria del Padre suo.

21. (a) Chi vede “il regno di Dio venuto con potenza”, e come? (b) Come sottolinea Gesù la necessità di mettere il Regno al primo posto?

21 Sei giorni dopo, su un alto monte, Pietro, Giacomo e Giovanni hanno il privilegio di vedere “il regno di Dio venuto con potenza” mentre contemplano Gesù trasfigurato nella gloria. (9:1) Gesù dimostra di nuovo la sua autorità espellendo da un ragazzo uno spirito senza parola, e per la seconda volta parla delle sue imminenti sofferenze e della sua morte. Consiglia ai discepoli di non permettere che nulla impedisca loro di entrare nella vita. La tua mano ti fa inciampare? Tagliala! Il tuo piede? Taglialo! Il tuo occhio? Gettalo via! È molto meglio entrare nel Regno di Dio menomati che essere scagliati interi nella Geenna.

22. Quali consigli dà Gesù durante il suo ministero in Perea?

22 Ministero in Perea (10:1-52). Gesù si reca alle frontiere della Giudea e “al di là del Giordano” (in Perea). I farisei lo interrogano ora sul divorzio ed egli coglie l’opportunità per dichiarare alcuni princìpi divini sul matrimonio. Un giovane ricco lo interroga su come ereditare la vita eterna, ma si addolora udendo che, per avere un tesoro in cielo, deve vendere i suoi possedimenti e divenire seguace di Gesù. Gesù dice ai suoi discepoli: “È più facile a un cammello passare per la cruna di un ago che a un ricco entrare nel regno di Dio”. Egli incoraggia quelli che hanno abbandonato tutto a motivo della buona notizia, promettendo loro “cento volte tanto . . . insieme a persecuzioni, e nel sistema di cose avvenire la vita eterna”. — 10:1, 25, 30.

23. Quale conversazione e quale miracolo hanno luogo lungo il cammino verso Gerusalemme?

23 Gesù e i dodici si mettono ora in cammino verso Gerusalemme. Gesù parla loro per la terza volta delle sofferenze che lo attendono e anche della sua risurrezione. Chiede loro se possono bere il calice che egli beve, e dice: “Chiunque vorrà essere il primo fra voi dovrà essere schiavo di tutti”. Mentre escono da Gerico, un mendicante cieco, seduto presso la strada, grida: “Figlio di Davide, Gesù, abbi misericordia di me!” Gesù dona la vista al cieco: l’ultima delle sue guarigioni miracolose narrate da Marco. — 10:44, 47, 48.

24, 25. (a) Con quali azioni Gesù attesta la propria autorità? (b) Con quali argomenti risponde ai suoi oppositori? (c) Quale avvertimento dà Gesù alla folla, e per chi ha parole di lode?

24 Gesù a Gerusalemme e nei dintorni (11:1–15:47). Gli avvenimenti si susseguono rapidamente! Gesù entra in città cavalcando un puledro e il popolo lo acclama Re. Il giorno dopo egli purifica il tempio. I capi sacerdoti e gli scribi provano timore di lui e desiderano metterlo a morte. “Con quale autorità fai queste cose?”, chiedono. (11:28) Gesù ritorce abilmente la domanda e narra l’illustrazione dei coltivatori che uccisero l’erede della vigna. Essi comprendono ciò che intende dire e lo lasciano stare.

25 Mandano poi alcuni farisei per coglierlo in fallo sulla questione delle tasse. Chiesto un denaro, egli domanda: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione?” Rispondono: “Di Cesare”. Gesù allora dice: “Rendete a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. Non è strano che essi si meraviglino di lui! (12:16, 17) Ora i sadducei, che non credono nella risurrezione, cercano di prenderlo in trappola con la domanda: ‘Se una donna ha avuto sette mariti uno dopo l’altro, di quale sarà moglie nella risurrezione?’ Gesù prontamente risponde che quelli che risorgeranno dai morti saranno “come gli angeli nei cieli”, poiché non si sposeranno. (12:19-23, 25) “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”, chiede uno scriba. Gesù risponde: “Il primo è: ‘Ascolta, Israele: Geova nostro Dio è un solo Geova, e tu devi amare Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua mente e con tutta la tua forza’. Il secondo è questo: ‘Devi amare il tuo prossimo come te stesso’”. (12:28-31) Dopo ciò nessuno osa più interrogarlo. L’autorità di Gesù quale perfetto insegnante è indiscutibile. La grande folla ascolta con piacere e Gesù la avverte di guardarsi dai vanagloriosi scribi. Quindi rivolgendosi ai discepoli loda la povera vedova che ha messo nella cassa del tesoro del tempio più di tutti gli altri, poiché le sue due monetine erano “tutto quello che aveva, tutto il suo sostentamento”. — 12:44.

26. Qual è l’unico discorso lungo riportato da Marco, e con quale avvertimento termina?

26 Seduto sul Monte degli Ulivi di fronte al tempio, Gesù parla privatamente a quattro suoi discepoli del “segno” del termine di queste cose. (Questo è l’unico discorso lungo riportato da Marco ed è parallelo a quello dei capitoli 24 e 25 di Matteo). Il discorso termina con l’avvertimento di Gesù: “In quanto a quel giorno o a quell’ora nessuno sa, né gli angeli del cielo né il Figlio, ma solo il Padre. Ma quello che dico a voi lo dico a tutti: Siate vigilanti”. — 13:4, 32, 37.

27. Descrivete gli avvenimenti che portano al tradimento di Gesù nel Getsemani.

27 Nella vicina Betania una donna unge Gesù con costoso olio profumato. Alcuni protestano ritenendolo uno spreco, ma Gesù dice che è un’opera eccellente, una preparazione per la sua sepoltura. Al tempo fissato Gesù e i dodici si radunano in città per celebrare la Pasqua. Gesù identifica il suo traditore e istituisce la cena commemorativa con i suoi discepoli fedeli, dopo di che si avviano verso il Monte degli Ulivi. Mentre sono in cammino Gesù dice loro che tutti inciamperanno. “Io non inciamperò”, esclama Pietro. Ma Gesù gli dice: “Questa notte, prima che il gallo canti due volte, tu mi rinnegherai tre volte”. Giunti al luogo chiamato Getsemani, Gesù dopo aver chiesto ai discepoli di essere vigilanti, si apparta per pregare. La sua preghiera culmina nelle parole: “Abba, Padre, ogni cosa ti è possibile; rimuovi da me questo calice. Tuttavia non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi”. Tre volte Gesù torna dai discepoli e tre volte li trova addormentati, perfino “in un tempo come questo”! (14:29, 30, 36, 41) Ma l’ora è venuta! Ecco il traditore!

28. Come hanno luogo l’arresto di Gesù e il suo interrogatorio da parte del sommo sacerdote?

28 Giuda si avvicina e bacia Gesù. Questo è il segno dato agli uomini armati dei capi sacerdoti per arrestarlo. Essi lo conducono al tribunale del sommo sacerdote, dove molti rendono falsa testimonianza contro di lui, ma le loro testimonianze non sono concordi. Da parte sua Gesù tace. Alla fine il sommo sacerdote lo interroga: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?” Gesù risponde: “Lo sono”. Il sommo sacerdote grida: ‘Bestemmia!’, e tutti lo condannano come reo di morte. (14:61-64) Di sotto, nel cortile, Pietro ha rinnegato Gesù tre volte. Un gallo canta per la seconda volta, e Pietro, ricordatosi delle parole di Gesù, scoppia a piangere.

29. Come racconta Marco l’ultimo processo e l’esecuzione di Gesù, e come viene messo in evidenza che la contesa riguarda il Regno?

29 Immediatamente, all’alba, il Sinedrio si consulta e manda Gesù, legato, da Pilato. Questi riconosce subito che Gesù non è un criminale e cerca di liberarlo. Comunque, cedendo alle insistenze della folla incitata dai capi sacerdoti, Pilato consegna infine Gesù perché sia messo al palo. Gesù viene portato al Golgota (che significa “Luogo del Teschio”) e messo al palo, con sopra l’iscrizione dell’accusa contro di lui: “Il re dei giudei”. I passanti lo oltraggiano dicendo: “Ha salvato altri; non può salvare se stesso!” A mezzogiorno (la sesta ora) le tenebre scendono su tutto il paese fino alle 15. Quindi Gesù grida ad alta voce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, e spira. Viste queste cose, un ufficiale dell’esercito osserva: “Certamente quest’uomo era il Figlio di Dio”. Giuseppe di Arimatea, membro del Sinedrio che però crede nel Regno di Dio, chiede a Pilato il corpo di Gesù e lo pone in una tomba scavata nella roccia. — 15:22, 26, 31, 34, 39.

30. Cosa accade presso la tomba il primo giorno della settimana?

30 Avvenimenti successivi alla morte di Gesù (16:1-8). Molto presto il primo giorno della settimana tre donne vanno alla tomba. Con loro sorpresa trovano che la grossa pietra posta all’ingresso è stata rotolata via. All’interno “un giovane” che è lì seduto dice loro che Gesù è stato destato. (16:5) Non è più lì, ma sta andando davanti a loro in Galilea. Esse fuggono dalla tomba, prese da tremore e timore.

PERCHÉ È UTILE

31. (a) Come attesta Marco che Gesù è il Messia? (b) Quali cose dimostrano l’autorità di Gesù come Figlio di Dio, e a che cosa egli diede enfasi?

31 Grazie a questo vivido ritratto di Gesù Cristo, tutti i lettori di Marco, dal tempo dei primi cristiani ad ora, hanno potuto riconoscere l’adempimento di molte profezie messianiche delle Scritture Ebraiche. Dalla citazione iniziale — “Ecco, io mando il mio messaggero davanti alla tua faccia” — alle parole di Gesù agonizzante sul palo — “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” — l’intero racconto del suo zelante ministero messo per iscritto da Marco concorda con ciò che era stato predetto nelle Scritture Ebraiche. (Mar. 1:2; 15:34; Mal. 3:1; Sal. 22:1) Inoltre, i suoi miracoli e le sue meravigliose opere, il suo sano insegnamento e le sue impeccabili confutazioni, la sua assoluta fiducia nella Parola e nello spirito di Geova e la sua tenera cura per le pecore, tutte queste cose lo contraddistinguono come Colui che venne con autorità quale Figlio di Dio. Egli insegnò “come uno che ha autorità”, autorità ricevuta da Geova, e diede enfasi alla ‘predicazione della buona notizia di Dio’, cioè che “il regno di Dio si è avvicinato”, quale sua primaria opera qui sulla terra. Il suo insegnamento è risultato di inestimabile utilità per tutti quelli che lo hanno preso a cuore. — Mar. 1:22, 14, 15.

32. Quante volte Marco usa l’espressione “regno di Dio”, e quali sono alcuni princìpi guida da lui esposti che indicano come ottenere la vita mediante il Regno?

32 Ai suoi discepoli Gesù disse: “A voi è stato dato il sacro segreto del regno di Dio”. Marco usa questa espressione, “regno di Dio”, 14 volte ed espone molti princìpi guida per coloro che vogliono ottenere la vita per mezzo del Regno. Gesù affermò: “Chi perde la sua anima per amor mio e della buona notizia la salverà”. Ogni ostacolo al conseguimento della vita dev’essere rimosso: “È meglio per te entrare con un occhio solo nel regno di Dio che essere lanciato con due occhi nella Geenna”. Gesù dichiarò ulteriormente: “Chiunque non riceve il regno di Dio come un bambino non vi entrerà affatto”, e “Quanto sarà difficile per quelli che hanno denaro entrare nel regno di Dio!” Spiegò che chi discerne che osservare i due grandi comandamenti vale assai più di tutti gli olocausti e i sacrifici ‘non è lontano dal regno di Dio’. Questi e altri insegnamenti del Regno riportati nel Vangelo di Marco contengono molte utili esortazioni che possiamo applicare nella nostra vita quotidiana. — 4:11; 8:35; 9:43-48; 10:13-15, 23-25; 12:28-34.

33. (a) Come possiamo trarre profitto dal Vangelo di Marco? (b) Quale linea di condotta Marco dovrebbe incoraggiarci a seguire, e perché?

33 La buona notizia “secondo Marco” si può forse leggere per intero in una o due ore: il lettore avrà in tal modo un’entusiasmante, dinamica e veloce panoramica del ministero di Gesù. Leggere così d’un fiato questo racconto ispirato, come anche studiarlo più a fondo e meditare su di esso, è qualcosa che si rivela sempre utile. Il Vangelo di Marco è utile oggi per i cristiani perseguitati come lo fu nel I secolo, perché ora i veri cristiani affrontano “tempi difficili” e hanno bisogno di una guida ispirata come quella che si trova in questa narrazione relativa al nostro Esempio, Gesù Cristo. Leggete questo Vangelo, entusiasmatevi per la sua incalzante narrazione, e traetene incoraggiamento per seguire le orme del principale Agente e Perfezionatore della nostra fede, Gesù, con la stessa invincibile gioia che egli manifestò. (2 Tim. 3:1; Ebr. 12:2) Sì, pensate a lui come a un uomo d’azione, lasciatevi permeare dal suo zelo e imitate l’incrollabile integrità e il coraggio che dimostrò davanti a prove e opposizione. Traete conforto da questa preziosa parte delle Scritture ispirate. Vi sia utile nella vostra ricerca della vita eterna!

[Nota in calce]

[Domande per lo studio]