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Studio numero 5: Il testo ebraico delle Sacre Scritture

Studio numero 5: Il testo ebraico delle Sacre Scritture

Studi sulle Scritture ispirate e informazioni relative

Studio numero 5: Il testo ebraico delle Sacre Scritture

Come le Scritture Ebraiche, in quanto parte dell’ispirata Parola di Dio, furono copiate, preservate nella loro integrità testuale e tramandate fino ai nostri giorni.

1. (a) In che modo le ‘parole di Geova’ differiscono da altri tesori del passato? (b) Quali domande sorgono sulla preservazione della Parola di Dio?

LE ‘PAROLE di Geova’ che sono state messe per iscritto possono paragonarsi ad acque di verità raccolte in una straordinaria riserva di documenti ispirati. Come possiamo essere grati che, in tutto il periodo in cui furono trasmessi questi messaggi celesti, Geova abbia fatto raccogliere queste “acque” affinché divenissero un’inesauribile fonte di informazioni vivificanti! Altri tesori del passato, come corone regali, cimeli di famiglia e monumenti fatti dall’uomo, con il passare del tempo si sono anneriti, corrosi o rovinati, ma le preziose parole del nostro Dio dureranno a tempo indefinito. (Isa. 40:8) Comunque, molti si chiedono se queste acque di verità, una volta raccolte, siano state inquinate. Sono rimaste pure? Fino a che punto sono state tradotte fedelmente dalle lingue originali? Le traduzioni oggi disponibili a persone di ogni lingua sulla terra sono attendibili? Troveremo entusiasmante esaminare la parte di questa riserva nota come testo ebraico e osservare con quanta cura ne sia stata preservata l’accuratezza e quali meravigliosi provvedimenti siano stati presi per tramandarla e renderla disponibile a tutte le nazioni della terra mediante versioni e nuove traduzioni.

2. Come furono preservati fino al tempo di Esdra gli scritti ispirati?

2 I documenti originali in ebraico e in aramaico furono redatti da segretari umani di Dio, a cominciare da Mosè nel 1513 a.E.V. fino a poco dopo il 443 a.E.V. Per quanto si sa, oggi non esiste nessuno di quegli scritti originali. Comunque, sin dall’inizio gli scritti ispirati, incluse le copie autorizzate, furono preservati con grande cura. Verso il 642 a.E.V., al tempo del re Giosia, fu rinvenuto nella casa di Geova “il medesimo libro della legge” di Mosè, senza dubbio il testo originale. Fino a quel momento era stato fedelmente conservato per 871 anni. Lo scrittore biblico Geremia manifestò un interesse tale per questa scoperta che la descrisse in 2 Re 22:8-10, e verso il 460 a.E.V. Esdra menzionò di nuovo lo stesso avvenimento. (2 Cron. 34:14-18) Egli si interessava di queste cose, perché “era un esperto copista della legge di Mosè, che Geova l’Iddio d’Israele aveva dato”. (Esd. 7:6) Senza dubbio Esdra aveva accesso ad altri rotoli delle Scritture Ebraiche anteriori al suo tempo, compresi forse gli originali di alcuni scritti ispirati. In effetti sembra che ai suoi giorni Esdra fosse il custode degli scritti divini. — Nee. 8:1, 2.

L’ERA DELLA COPIATURA DEI MANOSCRITTI

3. Perché occorrevano ulteriori copie delle Scritture, e come venne soddisfatto questo bisogno?

3 Dal tempo di Esdra in poi, la richiesta di copie delle Scritture Ebraiche aumentò. Non tutti gli ebrei tornarono a Gerusalemme e in Palestina all’epoca della restaurazione nel 537 a.E.V. o in seguito. Migliaia rimasero in Babilonia, mentre altri emigrarono per motivi d’affari o per altre ragioni, con il risultato che vennero a trovarsi nella maggioranza dei grandi centri commerciali del mondo antico. Molti ebrei tornavano ogni anno in pellegrinaggio a Gerusalemme per le varie feste tenute nel tempio, e lì partecipavano all’adorazione che si svolgeva nella lingua ebraica biblica. Al tempo di Esdra gli ebrei che risiedevano in questi vari paesi lontani usavano localmente luoghi di riunione chiamati sinagoghe, dove si leggevano e si esaminavano le Scritture Ebraiche. * Poiché i luoghi di adorazione erano molti e sparsi, i copisti dovettero produrre un gran numero di manoscritti.

4. (a) Cos’era la genizàh, e come veniva usata? (b) Quale preziosa scoperta fu fatta nel XIX secolo in una genizàh?

4 Queste sinagoghe avevano di solito un ripostiglio, detto genizàh. Gli ebrei via via riponevano nella genizàh i manoscritti in disuso perché logori o danneggiati, e li sostituivano con altri nuovi da usare nella sinagoga. Di tanto in tanto la genizàh veniva svuotata e i rotoli venivano solennemente sotterrati, affinché il testo, che conteneva il santo nome di Geova, non venisse profanato. In questo modo, nel corso dei secoli, migliaia di antichi manoscritti della Bibbia Ebraica scomparvero dalla circolazione. Comunque la ben fornita genizàh dell’antica sinagoga del Cairo sfuggì a questa sorte, forse perché rimase murata e dimenticata fino alla metà del XIX secolo. Nel 1890, durante i lavori di restauro della sinagoga, fu riesaminato il contenuto della genizàh e un po’ alla volta i suoi tesori furono venduti o donati. Da questa fonte, manoscritti abbastanza completi e migliaia di frammenti (alcuni ritenuti del VI secolo E.V.) hanno trovato posto nella biblioteca dell’Università di Cambridge e in altre biblioteche d’Europa e d’America.

5. (a) Quali antichi manoscritti ebraici sono stati ora catalogati, e a quando risalgono? (b) Che cosa rivela lo studio di questi manoscritti?

5 Oggi, in varie biblioteche del mondo, sono stati contati e catalogati circa 6.000 manoscritti delle Scritture Ebraiche, completi o frammentari. Fino a tempi relativamente recenti non esistevano manoscritti (eccetto alcuni frammenti) anteriori al X secolo E.V. Poi, nel 1947, fu scoperto nei pressi del Mar Morto un rotolo del libro di Isaia, e in anni successivi vennero alla luce altri inestimabili rotoli delle Scritture Ebraiche, allorché in alcune grotte nei dintorni del Mar Morto furono rinvenuti preziosi manoscritti che erano rimasti nascosti per quasi 1.900 anni. Gli esperti hanno ora datato alcuni di questi manoscritti, che risultano copiati negli ultimi secoli a.E.V. Lo studio comparato dei circa 6.000 manoscritti delle Scritture Ebraiche fornisce una solida base per definire il testo ebraico e rivela con quanta fedeltà il testo è stato tramandato.

LA LINGUA EBRAICA

6. (a) Quali furono le origini della lingua ebraica? (b) Perché Mosè era qualificato per scrivere Genesi?

6 Quella che oggi conosciamo come lingua ebraica era, nella sua forma originale, la lingua parlata da Adamo nel giardino di Eden. Per questa ragione la si poteva definire la lingua dell’uomo. Era la lingua parlata ai giorni di Noè, sebbene con un vocabolario che si andava ampliando. In forma ancora più estesa, fu la lingua fondamentale che sopravvisse quando Geova confuse il linguaggio del genere umano alla Torre di Babele. (Gen. 11:1, 7-9) L’ebraico appartiene al gruppo delle lingue semitiche, di cui è il capostipite. Pare che fosse affine alla lingua parlata in Canaan al tempo di Abraamo, e dal ceppo ebraico della lingua si formarono vari dialetti cananei. In Isaia 19:18 vi si fa riferimento come alla “lingua di Canaan”. Mosè, ai suoi tempi, era un erudito: non solo era istruito nella sapienza degli egiziani, ma conosceva anche la lingua ebraica dei suoi antenati. Per questa ragione era in grado di leggere antichi documenti giunti fino a lui, i quali potrebbero essere stati alla base di alcune informazioni che egli mise per iscritto in quello che oggi è noto come il libro biblico di Genesi.

7. (a) Quale sviluppo ebbe in seguito l’ebraico? (b) Che funzione assolse l’ebraico biblico?

7 In seguito, ai giorni dei re di Giuda, l’ebraico divenne noto come la “lingua dei giudei”. (2 Re 18:26, 28) Al tempo di Gesù, gli ebrei parlavano una forma più recente o più ampia di ebraico, che in epoca posteriore divenne l’ebraico rabbinico. Comunque, è il caso di notare che nelle Scritture Greche Cristiane questa lingua è ancora chiamata “ebraico”, non aramaico. (Giov. 5:2; 19:13, 17; Atti 22:2; Riv. 9:11) Fin dai primissimi tempi, l’ebraico biblico fu l’unificante lingua in cui si comunicava, una lingua compresa dalla maggioranza dei testimoni di Geova precristiani come pure dai testimoni cristiani del I secolo.

8. Tenendo presente lo scopo delle Scritture, di che cosa possiamo veramente essere grati?

8 Le Scritture Ebraiche servirono da riserva delle chiare acque di verità, trasmesse e raccolte per ispirazione divina. Tuttavia, solo quelli che erano in grado di leggere l’ebraico potevano valersi direttamente di queste acque provvedute da Dio. Come avrebbero potuto gli uomini delle nazioni che parlavano altre lingue trovare il modo di assorbire queste acque di verità, ottenendo così la guida divina e ristoro per l’anima? (Riv. 22:17) L’unico modo era quello di tradurre il testo ebraico in altre lingue, estendendo così il flusso della verità divina a tutto il genere umano. Possiamo davvero essere grati a Geova Dio che, all’incirca dal IV o III secolo a.E.V. fino ad oggi, parti della Bibbia siano state tradotte in oltre 1.900 lingue. Come si è rivelato utile questo per tutte le persone dalla giusta inclinazione, che hanno potuto trovare vero “diletto” in queste preziose acque! — Sal. 1:2; 37:3, 4.

9. (a) Quale autorizzazione a tradurre dà la Bibbia stessa? (b) A quale altro scopo utile sono servite le antiche traduzioni della Bibbia?

9 La Bibbia stessa giustifica o autorizza la traduzione del proprio testo in altre lingue? Certamente! La parola che Dio rivolse a Israele — “Rallegratevi, nazioni, col suo popolo” — e il comando profetico che Gesù diede ai cristiani — “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni” — devono adempiersi. Perché questo avvenga, è necessario che le Scritture siano tradotte. Ripensando ai quasi 24 secoli di traduzione della Bibbia, è evidente che la benedizione di Geova ha accompagnato quest’opera. Inoltre, antiche traduzioni della Bibbia pervenuteci sotto forma di manoscritti hanno pure confermato l’alto grado di fedeltà del testo ebraico. — Deut. 32:43; Matt. 24:14.

LE PRIME TRADUZIONI

10. (a) Cos’è il Pentateuco samaritano, e perché è utile oggi? (b) Fate un esempio dell’uso del Pentateuco samaritano nella Traduzione del Nuovo Mondo.

10 Il Pentateuco samaritano. Molto antica è la versione nota come Pentateuco samaritano, che, come indica il nome stesso, contiene solo i primi cinque libri delle Scritture Ebraiche. In effetti è una traslitterazione del testo ebraico in caratteri samaritani, derivati dai caratteri ebraici antichi, e può dare un’idea di quello che era il testo ebraico dell’epoca. Questa traslitterazione fu fatta dai samaritani, discendenti di coloro che erano rimasti in Samaria dopo la conquista del regno delle dieci tribù di Israele nel 740 a.E.V. e di quelli che vi erano stati trasferiti dagli assiri a quel tempo. I samaritani fusero l’adorazione israelitica con quella dei propri dèi pagani, e accettarono il Pentateuco. Si pensa che lo abbiano traslitterato verso il IV secolo a.E.V., anche se alcuni studiosi sono del parere che ciò possa essere avvenuto più tardi, nel II secolo a.E.V. Quando i samaritani leggevano questo testo, in realtà pronunciavano parole ebraiche. Sebbene esso contenga circa 6.000 varianti rispetto al testo ebraico, molte di queste riguardano dettagli secondari. Pochi dei manoscritti esistenti sono anteriori al XIII secolo E.V. Nelle note in calce della Traduzione del Nuovo Mondo ci sono alcuni riferimenti al Pentateuco samaritano. *

11. Cosa sono i Targumim, e di che utilità sono in relazione al testo delle Scritture Ebraiche?

11 I Targumim aramaici. La parola aramaica per “interpretazione” o “parafrasi” è targùm. Dal tempo di Neemia in poi, l’aramaico fu usato come lingua comune da molti ebrei che abitavano nel territorio della Persia, e si rese dunque necessario accompagnare la lettura delle Scritture Ebraiche con traduzioni in questa lingua. Probabilmente esse assunsero la forma definitiva che hanno oggi solo verso il V secolo E.V. Benché siano parafrasi libere del testo ebraico, e non traduzioni accurate, costituiscono nondimeno una ricca fonte di informazioni relative al testo e aiutano a comprendere alcuni passi difficili. Le note in calce della Traduzione del Nuovo Mondo contengono numerosi riferimenti ai Targumim. *

12. Cos’è la Settanta, e perché è così importante?

12 La Settanta greca. La più importante delle antiche versioni delle Scritture Ebraiche, e la prima effettiva traduzione scritta dall’ebraico, è la Settanta greca. Il lavoro di traduzione fu iniziato verso il 280 a.E.V. e fu eseguito, secondo la tradizione, da 72 dotti ebrei di Alessandria d’Egitto. Poi per qualche ragione si cominciò a parlare di 70, per cui la versione venne detta dei Settanta. Evidentemente fu completata nel II secolo a.E.V. Queste furono le Scritture usate dagli ebrei di lingua greca e adoperate diffusamente fino al tempo di Gesù e degli apostoli. Nelle Scritture Greche Cristiane la maggioranza delle 320 citazioni dirette e delle forse 890 fra citazioni e riferimenti alle Scritture Ebraiche si basano sulla Settanta.

13. Quali preziosi frammenti della Settanta ci sono pervenuti, e che valore hanno?

13 Sono giunti fino a noi, e possono essere studiati, molti frammenti della Settanta scritti su papiro. Sono preziosi perché appartengono ai primi tempi cristiani e, anche se spesso constano solo di pochi versetti o capitoli, aiutano a definire il testo della Settanta. Il papiro Fouad 266, scoperto in Egitto nel 1939, risale al I secolo a.E.V. Contiene parti dei libri di Genesi e di Deuteronomio. Nei frammenti di Genesi, il nome divino non compare perché il testo è lacunoso. Nel libro di Deuteronomio, invece, il nome ricorre varie volte, scritto in caratteri ebraici quadrati all’interno del testo greco. * Altri papiri risalgono all’incirca al IV secolo E.V., quando per scrivere i manoscritti si cominciò a usare un materiale più durevole, il velino, un tipo di pergamena più fine ricavato di solito da pelli di vitello, agnello o capretto.

14. (a) Cosa attesta Origene circa la Settanta? (b) Quando e come la Settanta fu manomessa? (c) Quale testimonianza devono aver dato i primi cristiani con la Settanta?

14 È interessante notare che il nome divino, nella forma del Tetragramma, compare anche nella Settanta riportata in una delle sei colonne dell’Esapla di Origene, opera completata verso il 245 E.V. Commentando Salmo 2:2, Origene scrisse a proposito della Settanta: “Nei manoscritti più fedeli IL NOME ricorre in caratteri ebraici, ma non nei [caratteri] ebraici odierni, bensì nei più antichi”. * Sembra ormai assodato che dopo non molto la Settanta fu manomessa: il Tetragramma fu sostituito con Kỳrios (Signore) e Theòs (Dio). Poiché i primi cristiani usavano manoscritti contenenti il nome divino, non possiamo credere che nel loro ministero seguissero la tradizione giudaica di non pronunciare “IL NOME”. Devono essere stati in grado di testimoniare riguardo al nome di Geova direttamente con la Settanta greca.

15. (a) Servendovi della  tabella a pagina 314, descrivete i manoscritti della Settanta su velino e pergamena. (b) Quali riferimenti a questi manoscritti fa la Traduzione del Nuovo Mondo?

15 Esistono ancora centinaia di manoscritti su velino e pergamena della Settanta greca. Alcuni di questi, prodotti fra il IV e il IX secolo E.V., sono importanti a motivo delle ampie parti delle Scritture Ebraiche che contengono. Sono chiamati onciali perché sono scritti interamente in lettere maiuscole, staccate. Gli altri sono chiamati minuscoli o corsivi, perché sono scritti in lettere minuscole corsive. Questi ultimi manoscritti rimasero in voga dal IX secolo fino all’invenzione della stampa. I principali manoscritti onciali del IV e V secolo, cioè il Vaticano 1209, il Sinaitico e l’Alessandrino, contengono tutti la Settanta greca con alcune piccole varianti. Nelle note in calce e nei commenti della Traduzione del Nuovo Mondo si fa spesso riferimento alla Settanta. *

16. (a) Cos’è la Vulgata latina, e perché è molto interessante? (b) Fate un esempio di come vi fa riferimento la Traduzione del Nuovo Mondo.

16 La Vulgata latina. Questa versione è stata usata come testo fondamentale da una folta schiera di traduttori cattolici per produrre altre versioni nelle molte lingue della cristianità occidentale. Come ebbe origine la Vulgata? La parola latina vulgatus significa “comune, popolare”. La Vulgata fu scritta in quello che all’epoca era il latino comune o popolare, per cui poteva essere facilmente compresa dalla gente comune dell’Impero Romano d’Occidente. Girolamo, autore di questa traduzione, aveva eseguito in precedenza due revisioni dei Salmi della Vetus Latina (l’antica versione latina), confrontandoli con la Settanta greca. Invece la sua traduzione della Bibbia, la Vulgata, fu fatta direttamente dalle lingue originali, cioè dall’ebraico e dal greco, e quindi non fu la versione di una versione. Girolamo lavorò alla sua traduzione latina dall’ebraico all’incirca dal 390 E.V. al 405 E.V. Benché l’opera completa includesse i libri apocrifi, che a quel tempo si trovavano già nelle copie della Settanta, Girolamo fece una chiara distinzione fra i libri canonici e quelli non canonici. La Traduzione del Nuovo Mondo menziona molte volte la Vulgata di Girolamo nelle sue note in calce. *

I TESTI IN LINGUA EBRAICA

17. Chi erano gli scribi, o soferim, e perché Gesù li condannò?

17 I soferim. Gli uomini che copiarono le Scritture Ebraiche dai giorni di Esdra fino al tempo di Gesù erano chiamati scribi o soferim. Nel corso del tempo essi cominciarono a prendersi delle libertà apportando cambiamenti al testo. Infatti Gesù stesso condannò severamente questi sedicenti custodi della Legge per essersi arrogati un’autorità che non avevano. — Matt. 23:2, 13.

18. (a) Chi erano i masoreti, e quali preziose annotazioni al testo ebraico hanno lasciato? (b) Quali sono alcuni esempi delle alterazioni apportate dai soferim, come indica la Traduzione del Nuovo Mondo?

18 La masora rivela le alterazioni. Gli scribi che succedettero ai soferim nei secoli dopo Cristo divennero noti col nome di masoreti. Essi presero nota delle alterazioni apportate in precedenza dai soferim, annotandole in margine o in fondo al testo ebraico. Queste note marginali presero il nome di masora. La masora evidenzia i 15 punti straordinari dei soferim, cioè 15 parole o frasi del testo ebraico che appaiono contrassegnate da punti sopra e sotto. Alcuni di questi punti straordinari non influiscono sulla traduzione o sull’interpretazione, ma altri sì e quindi sono importanti. * I soferim lasciarono che il loro timore superstizioso di pronunciare il nome di Geova li inducesse ad alterare il nome in modo da leggere ʼAdhonài (Signore) in 134 luoghi ed ʼElohìm (Dio) in altri. La masora evidenzia questi cambiamenti. * Secondo un’annotazione della masora, ai soferim o primi scribi sarebbero inoltre da imputarsi almeno 18 emendamenti (correzioni), benché evidentemente ce ne fossero anche di più. * Molto probabilmente questi emendamenti furono fatti con buone intenzioni perché il passo originale sembrava indicare irriverenza nei confronti di Dio o mancanza di rispetto per i suoi rappresentanti terreni.

19. Cos’è il testo consonantico ebraico, e quando assunse la forma definitiva?

19 Il testo consonantico. L’alfabeto ebraico è composto di 22 consonanti, senza vocali. In origine il lettore doveva aggiungere i suoni vocalici secondo la sua conoscenza della lingua. La scrittura ebraica si può paragonare a una scrittura abbreviata. Anche in italiano ci sono diverse abbreviazioni comuni composte di sole consonanti. Per esempio, kg è l’abbreviazione di chilogrammo. Similmente, l’ebraico consisteva di una serie di parole formate solo da consonanti. Così, per “testo consonantico” si intende il testo ebraico senza nessun segno vocalico. Il testo consonantico dei manoscritti ebraici fu fissato fra il I e il II secolo E.V., anche se per qualche tempo continuarono a circolare manoscritti con alcune varianti. Non vennero più fatte alterazioni, come nel precedente periodo dei soferim.

20. Cosa fecero i masoreti in relazione al testo ebraico?

20 Il testo masoretico. Nella seconda metà del I millennio E.V. i masoreti (ebraico: baʽalèh hammasohràh, “maestri della tradizione”) escogitarono un sistema di punti vocalici e accenti. Questi segni servivano come ausilio per la lettura e la pronuncia dei suoni vocalici, che fino ad allora era stata tramandata dalla tradizione orale. I masoreti non apportarono nessun cambiamento ai testi che trascrivevano, ma annotarono in margine, nella masora, ciò che ritenevano opportuno. Furono molto attenti a non prendersi delle libertà nel trascrivere il testo. Nella masora, inoltre, richiamarono l’attenzione sulle peculiarità del testo e, quando lo ritennero necessario, indicarono la lezione corretta.

21. Che cos’è il testo masoretico?

21 Lo sviluppo della vocalizzazione e dell’accentazione del testo consonantico è dovuto a tre scuole masoretiche: quella babilonese, quella palestinese e quella tiberiense. Il testo ebraico che oggi troviamo nelle edizioni a stampa della Bibbia Ebraica è chiamato testo masoretico e adotta il sistema ideato dalla scuola tiberiense. Questo sistema venne elaborato dai masoreti di Tiberiade, città situata sulla riva occidentale del Mar di Galilea. Le note in calce della Traduzione del Nuovo Mondo contengono numerosi riferimenti al testo masoretico (in essa indicato col simbolo “M”, altrove abbreviato in “TM”) e alle sue annotazioni marginali, cioè alla masora (indicata col simbolo Mmargine). *

22. Dove si trova un esempio di puntazione babilonese, e cosa emerge da un raffronto col testo tiberiense?

22 La scuola palestinese metteva i segni vocalici sopra le consonanti. Solo un piccolo numero di questi manoscritti è giunto fino a noi, a indicare che questo sistema di vocalizzazione era imperfetto. Anche la puntazione vocalica babilonese era superlineare. Un esempio di puntazione babilonese si trova nel codice Petropolitano dei Profeti, del 916 E.V., conservato nella biblioteca pubblica di San Pietroburgo, in Russia. Questo codice contiene Isaia, Geremia, Ezechiele e i profeti “minori”, con note marginali (masora). Gli eruditi l’hanno esaminato minuziosamente e l’hanno confrontato col testo tiberiense. Pur adottando il sistema di vocalizzazione superlineare, in effetti segue il testo tiberiense per quanto riguarda il testo consonantico, i suoni vocalici e la masora. Il British Museum ha una copia del testo babilonese del Pentateuco, che concorda sostanzialmente col testo tiberiense.

23. Quale serie di scoperte di manoscritti ebraici è stata fatta nei pressi del Mar Morto?

23 Rotoli del Mar Morto. Nel 1947 si aprì nella storia dei manoscritti ebraici un nuovo entusiasmante capitolo. In una grotta del Wadi Qumran (Nahal Qumeran), nei pressi del Mar Morto, fu scoperto il primo rotolo di Isaia, insieme ad altri rotoli biblici e non biblici. Poco dopo fu pubblicata ad uso degli esperti una copia fotostatica completa di questo rotolo di Isaia (1QIsa), che appariva in buono stato di conservazione. Si ritiene che esso risalga all’incirca alla fine del II secolo a.E.V. Questa era davvero una scoperta incredibile: un manoscritto ebraico di circa mille anni più antico del più antico manoscritto esistente del testo masoretico di Isaia generalmente accettato! * In altre grotte di Qumran vennero rinvenuti frammenti di oltre 170 rotoli, che includono parti di tutti i libri delle Scritture Ebraiche eccetto Ester. Lo studio di questi rotoli è ancora in corso.

24. Cosa emerge da un raffronto fra questi manoscritti e il testo masoretico, e che uso ne fa la Traduzione del Nuovo Mondo?

24 Dopo aver esaminato il lungo Salmo 119 contenuto in un importante rotolo del Mar Morto dei Salmi (11QPsa), uno studioso riferisce di averne riscontrato la quasi completa armonia con il testo masoretico dello stesso salmo. Riguardo al Rotolo dei Salmi, J. A. Sanders osserva: “Quasi tutte [le varianti] sono ortografiche e importanti solo per quegli studiosi che si interessano di scoprire qual era la pronuncia dell’ebraico nell’antichità, e cose del genere”. * Altri esemplari di questi straordinari manoscritti antichi non rivelano nella maggioranza dei casi nessuna variante di rilievo. Lo stesso rotolo di Isaia, sebbene vi si riscontrino alcune differenze nell’ortografia e nella costruzione grammaticale, non presenta varianti di rilevanza dottrinale. Questo rotolo di Isaia pubblicato è stato esaminato per quanto riguarda le varianti nella preparazione della Traduzione del Nuovo Mondo, che contiene riferimenti ad esso. *

25. Quali testi ebraici abbiamo preso in esame, e quale certezza ci dà il loro studio?

25 Abbiamo preso in esame le principali fonti da cui ci sono state tramandate le Scritture Ebraiche. Basilarmente, queste sono il Pentateuco samaritano, i Targumim aramaici, la Settanta greca, il testo ebraico tiberiense, il testo ebraico palestinese, il testo ebraico babilonese e il testo ebraico dei Rotoli del Mar Morto. Grazie allo studio e alla comparazione di questi testi, abbiamo la certezza che le Scritture Ebraiche ci sono pervenute sostanzialmente nella forma in cui furono scritte in origine dagli ispirati servitori di Dio.

RAFFINAMENTO DEL TESTO EBRAICO

26. (a) Quando si cominciò a promuovere lo studio critico del testo ebraico, e quali sono alcune edizioni critiche che vennero pubblicate? (b) Come è stato usato il testo di Ginsburg?

26 Fino al XIX secolo l’edizione standard a stampa della Bibbia Ebraica era la Seconda Bibbia Rabbinica di Jacob ben Chayyim, pubblicata nel 1524-25. Solo a partire dal XVIII secolo gli studiosi cominciarono a promuovere lo studio critico del testo ebraico. Dal 1776 al 1780 Benjamin Kennicott pubblicò a Oxford le varianti testuali di oltre 600 manoscritti ebraici. Quindi, dal 1784 al 1798, a Parma, l’erudito italiano Gian Bernardo De Rossi pubblicò le varianti testuali di altri 731 manoscritti. Anche l’ebraista tedesco S. Baer produsse un testo base. In tempi più recenti, C. D. Ginsburg dedicò molti anni alla produzione di un’edizione critica della Bibbia Ebraica. Questa fu pubblicata per la prima volta nel 1894, e subì un’ultima revisione nel 1926. * Joseph Rotherham usò l’edizione del 1894 di questo testo per produrre nel 1902 la sua traduzione inglese, The Emphasised Bible, e Max L. Margolis e i suoi collaboratori si servirono dei testi di Ginsburg e di Baer per produrre nel 1917 la loro traduzione delle Scritture Ebraiche.

27, 28. (a) Cos’è la Biblia Hebraica, e come fu realizzata? (b) Come è stato usato questo testo nella Traduzione del Nuovo Mondo?

27 Nel 1906 l’ebraista Rudolf Kittel presentò in Germania la prima edizione (e, in seguito, una seconda) del suo accurato testo ebraico, la Biblia Hebraica. In quest’opera Kittel presentò un ampio apparato critico, frutto di uno studio testuale basato sulla collazione o raffronto dei molti manoscritti ebraici del testo masoretico allora disponibili. Egli usò come testo base quello generalmente accettato di Jacob ben Chayyim. Quando furono disponibili i testi masoretici di Ben Asher, molto più antichi e accurati, che avevano assunto la loro forma definitiva verso il X secolo E.V., Kittel si accinse a pubblicare una terza edizione interamente rinnovata della Biblia Hebraica. L’opera fu completata dai suoi collaboratori dopo la sua morte.

28 Le edizioni 7a, 8a e 9a (1951-55) della Biblia Hebraica di Kittel provvidero il testo base per la parte ebraica della Traduzione del Nuovo Mondo in lingua inglese. Una nuova edizione del testo ebraico, la Biblia Hebraica Stuttgartensia, pubblicata nel 1977, fu usata per aggiornare l’apparato delle note in calce della Traduzione del Nuovo Mondo pubblicata in inglese nel 1984 (ed. italiana 1987).

29. Quale caratteristica della Biblia Hebraica si è rivelata molto utile nel ripristinare il nome divino?

29 Kittel riporta la masora marginale, che evidenzia molte delle alterazioni apportate al testo dagli scribi precristiani, e questo ha contribuito all’accuratezza della Traduzione del Nuovo Mondo, anche per quanto riguarda il ripristino del nome divino, Geova. Il campo sempre più vasto dell’erudizione biblica continua ad essere reso accessibile attraverso la Traduzione del Nuovo Mondo.

30. (a) Servendovi della tabella a pagina 308, che indica le fonti del testo delle Scritture Ebraiche della Traduzione del Nuovo Mondo, tracciate la storia del testo ebraico che portò alla Biblia Hebraica, la fonte principale della Traduzione del Nuovo Mondo. (b) Quali sono alcune altre fonti consultate dal Comitato di Traduzione della Bibbia del Nuovo Mondo?

30 La  tabella a pagina 308 indica le fonti del testo delle Scritture Ebraiche della Traduzione del Nuovo Mondo. Questa tabella mostra in breve lo sviluppo del testo ebraico che portò alla Biblia Hebraica di Kittel, la principale fonte usata. Le fonti secondarie consultate sono indicate dalle linee bianche tratteggiate. Questo non significa che per versioni quali la Vulgata latina e la Settanta greca siano state consultate le opere originali. Di queste, come degli stessi scritti ebraici ispirati, gli originali oggi non esistono. Queste fonti sono state consultate per mezzo di edizioni accurate dei testi o attraverso antiche traduzioni e commentari critici degni di fede. Consultando queste varie fonti il Comitato di Traduzione della Bibbia del Nuovo Mondo è stato in grado di eseguire un’autorevole e accurata traduzione delle ispirate Scritture Ebraiche originali. Queste fonti sono tutte indicate nelle note in calce della Traduzione del Nuovo Mondo.

31. (a) Per quanto riguarda le Scritture Ebraiche, di che cosa è quindi il risultato la Traduzione del Nuovo Mondo? (b) Di cosa possiamo essere grati, e quale speranza possiamo dunque avere?

31 Per quanto riguarda le Scritture Ebraiche, la Traduzione del Nuovo Mondo è quindi il risultato dell’erudizione e della ricerca biblica sviluppatesi nel corso dei secoli. Si basa su un testo estremamente fedele, prezioso risultato di un’accurata trasmissione del testo. Con il suo stile scorrevole e avvincente, offre una traduzione che è al tempo stesso onesta e accurata per uno studio serio della Bibbia. Siano rese grazie a Geova, l’Iddio comunicativo, per il fatto che la Sua Parola è tuttora viva ed esercita potenza! (Ebr. 4:12) Le persone sincere continuino a edificare la fede mediante lo studio della preziosa Parola di Dio e si sentano stimolate a fare la volontà di Geova in questi giorni memorabili. — 2 Piet. 1:12, 13.

[Note in calce]

^ par. 3 Non si sa quando furono istituite le sinagoghe. Forse durante i 70 anni di esilio in Babilonia, quando non c’era il tempio, o forse poco dopo il ritorno dall’esilio, ai giorni di Esdra.

^ par. 10 Vedi il simbolo “Sam” nelle note a Genesi 4:8; Esodo 6:2; 7:9; 8:15 e 12:40. Quest’ultima lezione aiuta a capire Galati 3:17.

^ par. 11 Vedi il simbolo “T” nelle note a Numeri 24:17; Deuteronomio 33:13 e Salmo 100:3.

^ par. 13 Bibbia con riferimenti, appendice 1C, “Il nome divino in antiche versioni greche”.

^ par. 15 La Traduzione del Nuovo Mondo segnala queste varianti con il simbolo LXXא per il Sinaitico, LXXA per l’Alessandrino e LXXB per il Vaticano. Vedi le note a 1 Re 14:2; e 1 Cronache 7:34; 12:19.

^ par. 16 Vedi il simbolo “Vg” nella nota a Esodo 37:6.

^ par. 18 Bibbia con riferimenti, appendice 2A, “Punti straordinari”.

^ par. 18 Bibbia con riferimenti, appendice 1B, “Cambiamenti relativi al nome divino fatti dagli scribi”.

^ par. 18 Bibbia con riferimenti, appendice 2B, “Emendamenti (correzioni) dei soferim”.

^ par. 24 J. A. Sanders, The Dead Sea Psalms Scroll, 1967, p. 15.

^ par. 24 Vedi il simbolo “1QIsa” nelle note a Isaia 7:1; 14:4.

^ par. 26 Vedi l’abbreviazione “Gins.” nella nota a Levitico 11:42.

[Domande per lo studio]

[Prospetto a pagina 313]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

ALCUNI IMPORTANTI MANOSCRITTI SU PAPIRO

Delle Scritture Ebraiche

Nome del manoscritto Papiro Nash

Data II o I secolo a.E.V.

Lingua ebraico

Conservato a Cambridge, Inghilterra

Contenuto approssimativo 24 righe dei Dieci Comandamenti

e alcuni versetti di

Deuteronomio, capp. 5, 6

Nome del manoscritto Rylands 458

Simbolo 957

Data II secolo a.E.V.

Lingua greco

Conservato a Manchester, Inghilterra

Contenuto approssimativo Frammenti di

Deuteronomio, capp. 23-28

Nome del manoscritto Fouad 266

Data I secolo a.E.V.

Lingua greco

Conservato a Il Cairo, Egitto

Contenuto approssimativo Parti di Genesi e di

Deuteronomio

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Deut. 18:5; Atti 3:22; appendice 1C

Nome del manoscritto Rotolo del Mar Morto di Levitico

Simbolo 4Q LXX Levb

Data I secolo a.E.V.

Lingua greco

Conservato a Gerusalemme, Israele

Contenuto approssimativo Frammenti di Levitico

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Lev. 3:12; 4:27

Nome del manoscritto Chester Beatty VI

Simbolo 963

Data II secolo E.V.

Lingua greco

Conservato a Dublino, Irlanda, e Ann Arbor,

Michigan

Contenuto approssimativo Parti di Numeri e di Deuteronomio

Nome del manoscritto Chester Beatty IX, X

Simbolo 967/968

Data III secolo E.V.

Lingua greco

Conservato a Dublino, Irlanda, e Princeton,

New Jersey

Contenuto approssimativo Parti di Ezechiele, Daniele

ed Ester

Delle Scritture Greche Cristiane

Nome del manoscritto Oxyrhynchus 2

Simbolo P1

Data III secolo E.V.

Lingua greco

Conservato a Filadelfia, Pennsylvania

Contenuto approssimativo Matt. 1:1-9, 12, 14-20

Nome del manoscritto Oxyrhynchus 1228

Simbolo P22

Data III secolo E.V.

Lingua greco

Conservato a Glasgow, Scozia

Contenuto approssimativo Frammenti di Giovanni, capp. 15, 16

Nome del manoscritto Michigan 1570

Simbolo P37

Data III-IV secolo E.V.

Lingua greco

Conservato a Ann Arbor, Michigan

Contenuto approssimativo Matt. 26:19-52

Nome del manoscritto Chester Beatty I

Simbolo P45

Data III secolo E.V.

Lingua greco

Conservato a Dublino, Irlanda; Vienna, Austria

Contenuto approssimativo Frammenti di Matteo, Marco,

Luca, Giovanni e Atti

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Luca 10:42; Giov. 10:18

Nome del manoscritto Chester Beatty II

Simbolo P46

Data ca. 200 E.V.

Lingua greco

Conservato a Dublino, Irlanda; Ann Arbor, Michigan

Contenuto approssimativo Nove lettere di Paolo

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Rom. 8:23, 28; 1 Cor. 2:16

Nome del manoscritto Chester Beatty III

Simbolo P47

Data III secolo E.V.

Lingua greco

Conservato a Dublino, Irlanda

Contenuto approssimativo Riv. 9:10–17:2

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Riv. 13:18; 15:3

Nome del manoscritto Rylands 457

Simbolo P52

Data ca. 125 E.V.

Lingua greco

Conservato a Manchester, Inghilterra

Contenuto approssimativo Giov. 18:31-33, 37, 38

Nome del manoscritto Bodmer II

Simbolo P66

Data ca. 200 E.V.

Lingua greco

Conservato a Ginevra, Svizzera

Contenuto approssimativo Quasi tutto Giovanni

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Giov. 1:18; 19:39

Nome del manoscritto Bodmer VII, VIII

Simbolo P72

Data III-IV secolo E.V.

Lingua greco

Conservato a Ginevra, Svizzera, e Biblioteca

Vaticana, Roma

Contenuto approssimativo Giuda, 1 Pietro e 2 Pietro

Nome del manoscritto Bodmer XIV, XV

Simbolo P75

Data III secolo E.V.

Lingua greco

Conservato a Ginevra, Svizzera

Contenuto approssimativo Quasi tutto Luca e Giovanni

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Luca 8:26; Giov. 1:18

[Prospetto a pagina 314]

 (Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

ALCUNI IMPORTANTI MANOSCRITTI SU VELINO E PERGAMENA

Delle Scritture Ebraiche (in ebraico)

Nome del manoscritto Codice di Aleppo

Simbolo Al

Data 930 E.V.

Lingua ebraico

Conservato a Un tempo ad Aleppo, Siria. Ora in

Israele

Contenuto approssimativo Gran parte delle Scritture Ebraiche

(testo di Ben Asher)

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Gios. 21:37

Nome del manoscritto Codice Or4445, British Museum

Data X secolo E.V.

Lingua ebraico

Conservato a Londra, Inghilterra

Contenuto approssimativo Quasi tutto il Pentateuco

Nome del manoscritto Codice dei Profeti del Cairo

Simbolo Ca

Data 895 E.V.

Lingua ebraico

Conservato a Il Cairo, Egitto

Contenuto approssimativo Profeti anteriori e posteriori

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Gios. 21:37; 2 Sam. 8:3

Nome del manoscritto Codice di Leningrado

Simbolo B 19A

Data 1008 E.V.

Lingua ebraico

Conservato a San Pietroburgo, Russia

Contenuto approssimativo Scritture Ebraiche

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Gios. 21:37; 2 Sam. 8:3; appendice 1A

Nome del manoscritto Codice Petropolitano dei Profeti

Simbolo B 3

Data 916 E.V.

Lingua ebraico

Conservato a San Pietroburgo,

Russia

Contenuto approssimativo Profeti posteriori

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

appendice 2B

Nome del manoscritto 1° Rotolo del Mar Morto di Isaia

Simbolo 1QIsa

Data Fine del II secolo a.E.V.

Lingua ebraico

Conservato a Gerusalemme, Israele

Contenuto approssimativo Isaia

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Isa. 11:1; 18:2; 41:29

Nome del manoscritto Rotolo del Mar Morto dei Salmi

Simbolo 11QPsa

Data I secolo E.V.

Lingua ebraico

Conservato a Gerusalemme, Israele

Contenuto approssimativo Parti di 41 salmi dell’ultimo terzo

del libro

Della Settanta e delle Scritture Greche Cristiane

Nome del manoscritto Sinaitico

Simbolo 01( א)

Data IV secolo E.V.

Lingua greco

Conservato a Londra, Inghilterra

Contenuto approssimativo Parte delle Scritture Ebraiche e

tutte le Scritture Greche, più

alcuni apocrifi

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

1 Cron. 12:19; Giov. 5:2; 2 Cor. 12:4

Nome del manoscritto Alessandrino

Simbolo A (02)

Data V secolo E.V.

Lingua greco

Conservato a Londra, Inghilterra

Contenuto approssimativo Tutte le Scritture Ebraiche e Greche

(con alcune piccole parti mancanti

o danneggiate), più alcuni apocrifi

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

1 Re 14:2; Luca 5:39 Atti 13:20;

Ebr. 3:6

Nome del manoscritto Vaticano 1209

Simbolo B (03)

Data IV secolo E.V.

Lingua greco

Conservato a Biblioteca Vaticana, Roma

Contenuto approssimativo In origine la Bibbia completa. Ora

mancano: Gen. 1:1–46:28;

Sal. 106-137; Ebrei dopo 9:14;

1 Timoteo; 2 Timoteo; Tito;

Filemone; Rivelazione

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Mar. 6:14; Giov. 1:18; 7:53–8:11

Nome del manoscritto Ephraemi Syri rescriptus

Simbolo C (04)

Data V secolo E.V.

Lingua greco

Conservato a Parigi, Francia

Contenuto approssimativo Parti delle Scritture Ebraiche (64

fogli) e delle Scritture Greche (145

fogli)

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Atti 9:12; Rom. 8:23, 28, 34

Nome del manoscritto Codex Bezae Cantabrigiensis

Simbolo Dea (05)

Data V secolo E.V.

Lingua greco-latino

Conservato a Cambridge, Inghilterra

Contenuto approssimativo La maggior parte dei quattro Vangeli

e di Atti, alcuni versetti di

3 Giovanni

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Matt. 24:36; Mar. 7:16; Luca 15:21

(designato col simbolo “D”)

Nome del manoscritto Codex Claromontanus

Simbolo DP (06)

Data VI secolo E.V.

Lingua greco-latino

Conservato a Parigi, Francia

Contenuto approssimativo Epistole paoline (incluso Ebrei)

Esempi dell’uso nella Traduzione del Nuovo Mondo con

riferimenti (vedi le note in calce ai versetti indicati)

Gal. 5:12 (designato col simbolo “D”)

[Diagramma a pagina 308]

 (Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Fonti del testo della Traduzione del Nuovo Mondo Scritture Ebraiche

Scritti ebraici originali e prime copie

Targumim aramaici

Rotoli del Mar Morto

Pentateuco samaritano

Settanta greca

Vetus Latina

Copta, Etiopica, Armena

Testo consonantico ebraico

Vulgata latina

Versioni greche — Aquila, Teodozione, Simmaco

Pescitta siriaca

Testo masoretico

Codice del Cairo

Codice Petropolitano dei Profeti

Codice di Aleppo

Testo ebraico di Ginsburg

Codice di Leningrado B 19A

Biblia Hebraica (BHK), Biblia Hebraica

Stuttgartensia (BHS)

Traduzione del Nuovo Mondo

Scritture Ebraiche in inglese; dall’inglese in molte altre lingue moderne

[Diagramma a pagina 309]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Fonti del testo della Traduzione del Nuovo Mondo Scritture Greche Cristiane

Scritti greci originali e prime copie

Versione armena

Versioni copte

Versioni siriache — Curetoniana, Filosseniana, Harclense,

Palestinese, Sinaitica, Pescitta

Vetus Latina

Vulgata latina

Testi latini sistino e clementino riveduti

Mss. greci corsivi

Testo di Erasmo

Testo di Estienne

Textus receptus

Testo greco di Griesbach

Emphatic Diaglott

Papiri — (per es., Chester Beatty P45, P46, P47; Bodmer

P66, P74, P75)

Antichi mss. greci onciali — Vaticano 1209 (B), Sinaitico

(א),Alessandrino (A), Ephraemi Syri rescriptus (C), Bezae

(D)

Testo greco di Westcott e Hort

Testo greco di Bover

Testo greco di Merk

Testo greco di Nestle-Aland

Testo greco delle United Bible Societies

23 versioni ebraiche (XIV-XX secolo), tradotte dal

greco o dalla Vulgata latina, che usano il Tetragramma

per il nome divino

Traduzione del Nuovo Mondo

Scritture Greche Cristiane in inglese; dall’inglese in molte altre lingue moderne