Domande dai lettori
Nell’edizione riveduta del 2013 (2017 in italiano) della Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture Salmo 144:12-15 è riferito al popolo di Dio. Nella precedente edizione il brano era riferito agli stranieri malvagi menzionati nel versetto 11. Perché il testo è stato riveduto?
Il testo ebraico può essere tradotto in entrambi i modi. La scelta traduttiva dell’edizione riveduta si basa sui fattori che seguono.
È fondata dal punto di vista lessicale e grammaticale. Il legame tra Salmo 144:12-15 e i versetti precedenti dipende dal significato che si attribuisce alla prima parola del versetto 12, che in ebraico è ashèr. Ashèr può essere tradotto in vari modi. Ad esempio, può essere reso con un pronome relativo, come “che”, “il quale” o “i quali”. E questo è il significato che gli era stato attribuito nella precedente edizione. Di conseguenza, le cose buone menzionate nei versetti da 12 a 14 erano riferite ai malvagi menzionati nei versetti precedenti. Ashèr, però, può anche introdurre il risultato o la conseguenza di qualcosa e può quindi essere tradotto “così”, “così che” o “allora”. Proprio “allora” è la resa utilizzata nell’edizione riveduta.
Concorda con il resto del salmo. L’uso di “allora” nel versetto 12 indica che le benedizioni menzionate nei versetti da 12 a 14 riguardano i giusti, coloro che chiedono di essere liberati e salvati dalla mano dei malvagi (versetto 11). Questa modifica influisce anche sul versetto 15, che ora contiene due pensieri paralleli che trasmettono un concetto positivo. In entrambe le occorrenze il termine “felice” si riferisce ora allo stesso gruppo di persone, “il popolo il cui Dio è Geova”. Bisogna inoltre ricordare che il testo ebraico originale non aveva segni di punteggiatura, come le virgolette. Quindi sta ai traduttori determinare il significato corretto, tenendo conto dello stile poetico ebraico, del contesto e dei brani biblici correlati.
Concorda con altri brani biblici che promettono benedizioni per il fedele popolo di Dio. Con l’attuale traduzione del termine ashèr, il salmo esprime la fondata speranza di Davide nel fatto che Dio, dopo aver liberato la nazione di Israele dai nemici, l’avrebbe benedetta concedendole felicità e prosperità (Lev. 26:9, 10; Deut. 7:13; Sal. 128:1-6). Ad esempio, Deuteronomio 28:4 dice: “Benedetti saranno i tuoi figli e il frutto del tuo suolo e i piccoli del tuo bestiame, i piccoli delle tue mandrie e delle tue greggi”. In effetti, durante il regno di Salomone, figlio di Davide, la nazione ebbe pace e prosperità senza precedenti. Inoltre, sotto alcuni aspetti il regno di Salomone prefigurava il governo del Messia (1 Re 4:20, 21; Sal. 72:1-20).
In conclusione, la scelta traduttiva adottata nel Salmo 144 non cambia la nostra comprensione degli insegnamenti biblici. Tuttavia, ora l’intero salmo esprime in modo più chiaro la bella speranza che i servitori di Geova nutrono da tanto tempo, ovvero che Dio distruggerà i malvagi e concederà ai giusti pace e prosperità per sempre (Sal. 37:10, 11).