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Desolazione e restaurazione della città di Dio

Desolazione e restaurazione della città di Dio

Desolazione e restaurazione della città di Dio

IL 9 TAMMUZ del 607 a.E.V. i babilonesi aprirono una breccia nelle mura di Gerusalemme. Un mese dopo, il 10 ab, Nebuzaradan, inviato di Nabucodonosor, entrò nella città vinta e cominciò a demolirla, incendiando il tempio e altri edifici e abbattendo le mura. Il re e gran parte della popolazione furono esiliati in Babilonia e i tesori di Gerusalemme furono portati via come bottino. — 2 Re 25:7-17; 2 Cronache 36:17-20; Geremia 52:12-20.

Le parole dell’archeologo Conder, secondo il quale “la storia della città in rovina rimane una pagina bianca fino all’epoca di Ciro”, sono vere non solo a proposito di Gerusalemme, ma anche di tutto il regno di Giuda. A differenza degli assiri, il re di Babilonia non sostituì con altra gente la popolazione della regione conquistata. Come era stato profetizzato, iniziarono 70 anni di desolazione. — Geremia 25:11; 2 Cronache 36:21.

Nel “primo anno” (evidentemente quale sovrano di Babilonia) di Ciro il Persiano (538 a.E.V.) fu emanato il decreto reale che permetteva agli ebrei esiliati di ‘salire a Gerusalemme, che è in Giuda, e riedificare la casa di Geova l’Iddio d’Israele’. (Esdra 1:1-4) Coloro che compirono il lungo viaggio fino a Gerusalemme, portando con sé i tesori del tempio, includevano 42.360 uomini, oltre agli schiavi e ai cantori. Arrivarono in tempo per celebrare la festa delle capanne nel mese di tishri (settembre-ottobre) del 537 a.E.V. (Esdra 2:64, 65; 3:1-4) La ricostruzione del tempio prese il via sotto la guida del governatore Zorobabele e, nonostante le gravi interferenze e una certa apatia fra gli ebrei rimpatriati, fu finalmente ultimata nel marzo del 515 a.E.V. Altri esiliati tornarono col sacerdote e scriba Esdra nel 468 a.E.V., portando altre cose “per abbellire la casa di Geova, che è a Gerusalemme” (Esdra 7:27), questo con l’autorizzazione del re Artaserse (Longimano). — Esdra 8:25-27.

Circa un secolo e mezzo dopo la conquista da parte di Nabucodonosor le mura e le porte della città erano ancora in rovina. Neemia ottenne da Artaserse il permesso di andare a Gerusalemme per porre rimedio alla situazione. (Neemia 2:1-8) La descrizione dell’ispezione notturna effettuata da Neemia e della suddivisione del lavoro di costruzione fra diversi gruppi familiari costituisce un’importante fonte di informazioni circa la configurazione della città in quel tempo, specie per quanto riguarda le porte. (Neemia 2:11-15; 3:1-32) Quest’opera di ricostruzione adempiva la profezia di Daniele e segnava l’inizio delle 70 “settimane” profetiche relative alla venuta del Messia. (Daniele 9:24-27) Nonostante le difficoltà, in soli 52 giorni, nel 455 a.E.V., le mura e le porte di Gerusalemme furono ultimate. — Neemia 4:1-23; 6:15; 7:1.

Ora Gerusalemme era “ampia e grande, [ma] dentro c’era poca gente”. (Neemia 7:4) Dopo la lettura pubblica delle Scritture e le celebrazioni tenute “nella pubblica piazza che era davanti alla Porta delle Acque” nella parte orientale della città (Neemia 3:26; 8:1-18), si presero disposizioni per aumentare la popolazione della città stabilendo che un israelita su dieci vi andasse ad abitare. Questo fu deciso a sorte, ma evidentemente ci furono anche dei volontari. (Neemia 11:1, 2) Oltre a ciò, venne avviata un’opera di purificazione spirituale per dare alla popolazione un solido fondamento in quanto alla vera adorazione. — Neemia 12:47–13:3.