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Cerchiamo il bene in tutti

Cerchiamo il bene in tutti

Cerchiamo il bene in tutti

“Ricordati di me, sì, o mio Dio, in bene”. — NEEMIA 13:31.

1. In che modo Geova agisce con bontà verso tutti?

DOPO molte giornate grigie e nuvolose è bello vedere il sole perché ci mette di buon umore e ci fa provare una sensazione di benessere. Allo stesso modo, dopo lunghi periodi di sole cocente e di clima secco, un rovescio di pioggia — anche un acquazzone — reca ristoro e sollievo. Il nostro amorevole Creatore, Geova, ha fatto in modo che nell’atmosfera terrestre si verificassero meravigliosi fenomeni meteorologici. Gesù richiamò l’attenzione sulla generosità di Dio quando insegnò: “Continuate ad amare i vostri nemici e a pregare per quelli che vi perseguitano; per mostrare d’esser figli del Padre vostro che è nei cieli, poiché egli fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. (Matteo 5:43-45) Sì, Geova agisce con bontà verso tutti. I suoi servitori dovrebbero sforzarsi di imitarlo cercando il bene negli altri.

2. (a) Su quale base Geova agisce con bontà? (b) In quanto a ricambiare la sua bontà, cosa nota Geova?

2 Su quale base Geova agisce con bontà? Dal momento in cui Adamo peccò Geova non ha mai smesso di cercare il bene negli esseri umani. (Salmo 130:3, 4) È suo proposito che l’umanità ubbidiente torni a vivere nel Paradiso. (Efesini 1:9, 10) Per sua immeritata benignità ci ha offerto la prospettiva di essere liberati dal peccato e dall’imperfezione mediante il Seme promesso. (Genesi 3:15; Romani 5:12, 15) Accettare il provvedimento del riscatto rende possibile infine il ritorno alla perfezione. Ora Geova osserva ognuno di noi per vedere, fra l’altro, come ricambiamo la sua generosità. (1 Giovanni 3:16) Egli nota tutto quello che facciamo per dimostrare quanto apprezziamo la sua bontà. “Dio non è ingiusto da dimenticare la vostra opera e l’amore che avete mostrato per il suo nome”, scrisse l’apostolo Paolo. — Ebrei 6:10.

3. Quale domanda merita di essere considerata?

3 Come possiamo dunque imitare Geova nel cercare il bene negli altri? Consideriamo la risposta a questa domanda in relazione a quattro aspetti della vita: (1) il ministero cristiano, (2) la famiglia, (3) la congregazione e (4) i rapporti con gli altri.

Nel predicare e fare discepoli

4. In che senso la partecipazione al ministero cristiano è un modo di cercare il bene negli altri?

4 “Il campo è il mondo”, spiegò Gesù rispondendo alle domande dei discepoli sul significato della parabola del grano e delle zizzanie. Come odierni discepoli di Cristo riconosciamo questa verità quando ci impegniamo nel ministero. (Matteo 13:36-38; 28:19, 20) Nel ministero di campo facciamo pubblica dichiarazione della nostra fede. Il fatto stesso che i testimoni di Geova sono molto conosciuti per il ministero di casa in casa e per le strade è la prova che cerchiamo diligentemente tutti coloro che meritano di udire il messaggio del Regno. Gesù infatti comandò: “In qualunque città o villaggio entriate, cercate chi vi è meritevole”. — Matteo 10:11; Atti 17:17; 20:20.

5, 6. Perché continuiamo a visitare ripetutamente le persone nelle loro case?

5 Quando ci presentiamo alle porte delle persone, notiamo come reagiscono al nostro messaggio. A volte capita che un componente della famiglia ascolti mentre un altro grida da dentro: “Non ci interessa”, e la visita termina lì. Quanto ci dispiace che l’opposizione o la mancanza di interesse di una persona influisca sul modo in cui reagisce un’altra! Cosa possiamo fare dunque per continuare a cercare il bene in tutti?

6 A volte capita che quando torniamo a predicare in quella zona e bussiamo alla stessa porta si presenta l’occasione di parlare direttamente alla persona che aveva interrotto la visita precedente. Per prepararci può essere utile ricordare cos’era accaduto quella volta. Magari l’oppositore agiva in buona fede, credendo di dover impedire alla persona favorevole di ascoltare il messaggio del Regno. Forse la pensava così perché aveva ricevuto informazioni errate sulle nostre intenzioni. Ma questo non ci impedisce di continuare a predicare la buona notizia del Regno a quella casa, cercando di chiarire con tatto i malintesi. Desideriamo aiutare tutti a venire all’accurata conoscenza di Dio. Forse allora Geova attirerà quella persona a sé. — Giovanni 6:44; 1 Timoteo 2:4.

7. Cosa può aiutarci a essere positivi quando avviciniamo le persone?

7 Le istruzioni che Gesù diede ai discepoli tenevano conto dell’opposizione familiare. Non disse forse: “Sono venuto a causare divisione, ponendo un uomo contro suo padre, e la figlia contro sua madre, e la giovane nuora contro sua suocera”? Poi aggiunse: “I nemici dell’uomo saranno quelli della sua propria casa”. (Matteo 10:35, 36) Le circostanze e gli atteggiamenti, comunque, cambiano. Una malattia improvvisa, la morte di un parente, disastri, problemi emotivi e innumerevoli altri fattori influiscono sul modo in cui le persone reagiscono alla nostra predicazione. Se abbiamo uno spirito negativo — pensando che quelli a cui predichiamo continueranno a essere indifferenti — cerchiamo veramente il bene in loro? Perché non tornare di buon grado a visitarli in un’altra occasione? Forse reagiranno diversamente. A volte non è solo quello che diciamo ma il modo in cui lo diciamo a suscitare una reazione diversa. Pregare Geova con fervore prima di cominciare a predicare ci aiuterà senz’altro a essere positivi e a presentare a tutti il messaggio del Regno in modo interessante. — Colossesi 4:6; 1 Tessalonicesi 5:17.

8. Cosa può avvenire quando i cristiani cercano il bene nei parenti increduli?

8 In alcune congregazioni molti componenti della stessa famiglia servono Geova. In parecchi casi ciò che ha suscitato l’ammirazione e il rispetto di un giovane è stata la perseveranza di un parente più anziano che con il suo solido matrimonio e i suoi buoni rapporti con gli altri parenti lo ha aiutato a cambiare. Molte mogli cristiane sono state aiutate a guadagnare il marito “senza parola” dando ascolto al consiglio dell’apostolo Pietro. — 1 Pietro 3:1, 2.

Nella famiglia

9, 10. In che modo Giacobbe e Giuseppe cercarono il bene nella loro famiglia?

9 Gli stretti legami che uniscono i componenti di una famiglia sono un altro campo in cui cercare il bene negli altri. I rapporti di Giacobbe con i suoi figli possono insegnarci qualcosa. In Genesi capitolo 37, versetti 3 e 4, la Bibbia indica che Giacobbe amava particolarmente Giuseppe. I fratelli di Giuseppe erano gelosi, al punto di tramare di ucciderlo. Si noti tuttavia l’atteggiamento che Giacobbe e Giuseppe manifestarono in seguito. Entrambi cercavano il bene nella loro famiglia.

10 Quando serviva come amministratore annonario in Egitto durante una carestia, Giuseppe fece una buona accoglienza ai suoi fratelli. Pur non rivelando subito chi era, fece in modo che ricevessero un buon trattamento e che avessero del cibo da portare al vecchio padre. Nonostante fosse stato la vittima del loro odio, Giuseppe agì nei loro interessi. (Genesi 41:53–42:8; 45:23) Allo stesso modo, quando fu sul letto di morte Giacobbe pronunciò benedizioni profetiche su tutti i suoi figli. Sebbene a causa delle loro cattive azioni alcuni privilegi venissero limitati, nessuno fu escluso dal ricevere un’eredità nel paese. (Genesi 49:3-28) Che meravigliosa dimostrazione di amore duraturo diede Giacobbe in quell’occasione!

11, 12. (a) Quale esempio profetico sottolinea l’importanza di cercare il bene nella famiglia? (b) Cosa impariamo dall’esempio del padre dell’illustrazione del figlio prodigo?

11 Il modo longanime in cui Geova trattò l’infedele nazione d’Israele ci fa comprendere ulteriormente come cerca il bene nel suo popolo. Egli illustrò il suo amore duraturo servendosi della situazione familiare del profeta Osea. Gomer, la moglie di Osea, commise adulterio più volte. Nonostante ciò Geova comandò a Osea: “Va ancora una volta, ama una donna che è amata da un compagno e che commette adulterio, come nel caso dell’amore di Geova per i figli d’Israele mentre si rivolgono ad altri dèi e amano le schiacciate d’uva secca”. (Osea 3:1) Perché gli diede queste istruzioni? Perché sapeva che nella nazione che si era allontanata dalle sue vie c’erano alcuni che avrebbero tratto beneficio dalla sua pazienza. Osea dichiarò: “In seguito i figli d’Israele torneranno e certamente cercheranno Geova loro Dio, e Davide loro re; e di sicuro verranno tremando a Geova e alla sua bontà nella parte finale dei giorni”. (Osea 3:5) Questo è senz’altro un buon esempio su cui riflettere quando ci sono difficoltà in famiglia. Se si continua a cercare il bene negli altri componenti della famiglia si dà come minimo un buon esempio di sopportazione.

12 La parabola del figlio prodigo narrata da Gesù ci permette di capire ancora più a fondo come cercare il bene in relazione alla nostra famiglia. Il figlio minore tornò a casa dopo avere abbandonato la sua vita dissoluta. Il padre lo trattò in modo misericordioso. Come reagì il padre alle lamentele del figlio maggiore che non aveva mai lasciato la famiglia? Gli disse: “Figlio, tu sei sempre stato con me, e tutte le cose mie sono tue”. Non fu un aspro rimprovero ma una semplice conferma del suo amore. “Dovevamo pure rallegrarci e far festa”, proseguì, “perché questo tuo fratello era morto ed è tornato alla vita, ed era perduto ed è stato ritrovato”. Noi possiamo in modo simile continuare a cercare il bene negli altri. — Luca 15:11-32.

Nella congregazione cristiana

13, 14. Qual è un modo per mettere in pratica la legge regale dell’amore nella congregazione cristiana?

13 Come cristiani vogliamo mettere in pratica la legge regale dell’amore. (Giacomo 2:1-9) È vero che forse non abbiamo nessuna difficoltà ad accettare i componenti della congregazione che hanno una situazione economica diversa dalla nostra. Ma abbiamo “distinzioni di classe” basate su diversità di razza, cultura o retaggio religioso? In tal caso come possiamo dare ascolto al consiglio di Giacomo?

14 Dando il benvenuto a tutti quelli che assistono alle adunanze cristiane si dimostra uno spirito ospitale. Se siamo i primi a parlare ai nuovi che vengono alla Sala del Regno, probabilmente il loro iniziale nervosismo e imbarazzo spariranno. In effetti alcuni che assistono per la prima volta a un’adunanza cristiana dicono: “Erano tutti così amichevoli. Sembrava mi conoscessero già. Mi sono sentito a mio agio”.

15. Come si possono aiutare i giovani della congregazione a interessarsi dei più anziani?

15 In certe congregazioni alla fine dell’adunanza alcuni giovani si riuniscono insieme dentro la Sala del Regno o fuori, evitando di stare con i più anziani. Cosa si potrebbe fare di concreto per vincere questa tendenza? La prima cosa, naturalmente, è che i genitori addestrino i figli a casa, aiutandoli a prepararsi per le adunanze. (Proverbi 22:6) Si può affidare loro il compito di preparare le varie pubblicazioni affinché tutti abbiano il necessario da portare alle adunanze. I genitori sono anche nella posizione migliore per incoraggiare i figli a scambiare qualche parola con le persone anziane e malate nella Sala del Regno. Se hanno qualcosa di preciso da dire loro, i figli si sentiranno soddisfatti.

16, 17. In che modo gli adulti cercano il bene nei giovani della congregazione?

16 I fratelli e le sorelle della congregazione in là con gli anni dovrebbero interessarsi dei giovani. (Filippesi 2:4) Potrebbero prendere l’iniziativa di parlare loro in modo incoraggiante. Di solito durante l’adunanza vengono trattati alcuni punti interessanti. Si potrebbe chiedere ai giovani se l’adunanza è stata di loro gradimento e se ci sono aspetti che hanno particolarmente apprezzato e che si potrebbero applicare. Dato che i giovani sono parte integrante della congregazione, dovrebbero essere lodati per l’attenzione che prestano e per i commenti che fanno all’adunanza, oltre che per qualsiasi parte svolgano nel programma. Dal modo in cui i giovani interagiscono con le persone anziane della congregazione e dal modo in cui sbrigano semplici faccende di casa si potrà probabilmente vedere se saranno in grado di assolvere maggiori responsabilità in futuro. — Luca 16:10.

17 Accettando le responsabilità alcuni ragazzi fanno progresso fino al punto che, grazie alle loro qualità spirituali, sono in grado di ricevere compiti più importanti. Avere qualcosa da fare li aiuterà anche a evitare comportamenti insensati. (2 Timoteo 2:22) Questi compiti possono essere utili per ‘provare l’idoneità’ di fratelli che aspirano a servire come servitori di ministero. (1 Timoteo 3:10) La loro pronta partecipazione alle adunanze e il loro zelo nel ministero, oltre a un atteggiamento premuroso verso tutti nella congregazione, permettono agli anziani, quando pensano di assegnare loro ulteriori compiti, di capire cosa sono in grado di fare.

Cercate il bene in tutti

18. Quale trappola bisogna evitare nel giudicare, e perché?

18 “Mostrare parzialità in giudizio non è bene”, dichiara Proverbi 24:23. La sapienza celeste esige che gli anziani evitino di essere parziali quando giudicano le questioni della congregazione. Giacomo dichiarò: “La sapienza dall’alto è prima di tutto casta, quindi pacifica, ragionevole, pronta a ubbidire, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parziali distinzioni, senza ipocrisia”. (Giacomo 3:17) Ovviamente gli anziani, pur cercando il bene negli altri, devono badare che il loro giudizio non sia offuscato da relazioni o sentimenti personali. “Dio si pone nell’assemblea del Divino”, scrisse il salmista Asaf. “In mezzo agli dèi [“quelli simili a Dio”, nota in calce, riferendosi ai giudici umani] giudica: ‘Fino a quando continuerete a giudicare con ingiustizia e a mostrare parzialità agli stessi malvagi?’” (Salmo 82:1, 2) Gli anziani cristiani, perciò, evitano qualsiasi forma di favoritismo quando vi sono questioni in cui è coinvolto un amico o un parente. In tal modo preservano l’unità della congregazione e lasciano che lo spirito di Geova operi liberamente. — 1 Tessalonicesi 5:23.

19. In quali modi possiamo cercare il bene negli altri?

19 Cercando il bene nei fratelli e nelle sorelle, rispecchiamo l’atteggiamento di Paolo che, scrivendo alla congregazione di Tessalonica, disse: “Inoltre, abbiamo fiducia nel Signore riguardo a voi, che fate e continuerete a fare le cose che vi ordiniamo”. (2 Tessalonicesi 3:4) Se cerchiamo il bene negli altri saremo più propensi a passar sopra alle loro manchevolezze. Cercheremo aspetti in cui possiamo lodare i nostri fratelli, evitando in ogni modo uno spirito critico. “Ciò che si richiede dagli economi”, scrisse Paolo, “è che uno sia trovato fedele”. (1 Corinti 4:2) La fedeltà non solo di quelli cui è affidata la sorveglianza nella congregazione ma di tutti i fratelli e le sorelle cristiani ce li rende cari. In questo modo ci sentiamo più vicini a loro e i vincoli dell’amicizia cristiana si rafforzano. Vediamo i fratelli come li vedeva Paolo ai suoi giorni. Sono “compagni d’opera per il regno di Dio” e “un aiuto rafforzante” per noi. (Colossesi 4:11) Manifestiamo in questo modo l’atteggiamento di Geova.

20. Quali benedizioni riceveranno coloro che cercano il bene in tutti?

20 Preghiamo senz’altro come Neemia: “Ricordati di me, sì, o mio Dio, in bene”. (Neemia 13:31) Come siamo contenti che Geova cerchi il bene nelle persone! (1 Re 14:13) Vorremo fare altrettanto quando abbiamo a che fare con gli altri. Avremo così la prospettiva della redenzione e della vita eterna nel nuovo mondo ora così vicino. — Salmo 130:3-8.

Come rispondereste?

• Su quale base Geova agisce con bontà verso tutti?

• Come possiamo cercare il bene negli altri

• nel ministero?

• nella famiglia?

• nella congregazione?

• in tutti i nostri rapporti?

[Domande per lo studio]

[Immagine a pagina 18]

Malgrado in precedenza i fratelli lo odiassero, Giuseppe cercò il loro bene

[Immagine a pagina 19]

L’opposizione non ci impedisce di cercare di aiutare tutti

[Immagine a pagina 20]

Malgrado la loro condotta passata, nessun figlio di Giacobbe fu escluso dalle sue benedizioni

[Immagine a pagina 21]

Date il benvenuto a tutti alle adunanze cristiane