Lo sapevate?
Lo sapevate?
Come giudicava Dio il fatto che l’astrologia fosse praticata tra gli israeliti?
Secondo un dizionario, l’astrologia è “lo studio degli astri e del loro corso, mediante il quale fin dall’antichità si presume di poter predire il futuro, . . . fondandosi sulla credenza di un influsso astrale sulle vicende umane”. (Devoto-Oli 2008) Per effetto della rotazione annua della terra intorno al sole, viste dalla terra le costellazioni sembrano cambiare posizione. Sin dai tempi antichi gli uomini hanno osservato questi spostamenti e vi hanno attribuito grande significato.
L’astrologia si sviluppò probabilmente presso gli antichi babilonesi, che fecero delle stelle e delle costellazioni oggetto di venerazione. Questo culto cominciò a essere praticato dagli israeliti quando deviarono dalla vera adorazione. Al tempo di Giosia, re di Giuda, l’astrologia era ormai ampiamente diffusa nel paese. Non c’erano dubbi su come Dio giudicava la questione. Secoli prima, la Legge mosaica aveva proibito di adorare gli astri, pena la morte. — Deuteronomio 17:2-5.
Le misure adottate dal re Giosia per riformare le pratiche religiose dei giudei includevano la proibizione di offrire sacrifici “al sole e alla luna e alle costellazioni dello zodiaco e a tutto l’esercito dei cieli”. La Bibbia spiega che il re prese questo provvedimento perché aveva il desiderio “di camminare dietro a Geova e di osservare i suoi comandamenti”. (2 Re 23:3-5) Ciò stabilì un modello anche per coloro che oggi desiderano adorare Dio “con spirito e verità”. — Giovanni 4:24.
Chi erano i “Figli di Zeus” menzionati in Atti 28:11?
Il libro biblico di Atti narra che l’apostolo Paolo, per arrivare a Roma, viaggiò da Malta a Pozzuoli su una nave che aveva l’insegna “Figli di Zeus”. (Atti 28:11) Questo tipo di insegna era molto comune nell’antichità tra i marinai e i viaggiatori.
Secondo la mitologia greco-romana, Zeus (Giove) e Leda ebbero due gemelli, Castore e Polluce. Questi “figli di Zeus”, o “Dioscuri”, erano considerati tra le altre cose abili marinai in grado di controllare il vento e le onde. Finirono quindi per essere venerati come divinità protettrici dei navigatori. Chi viaggiava offriva loro sacrifici e ne invocava la protezione durante le tempeste. Si credeva che queste divinità gemelle e i loro poteri protettivi si manifestassero sotto forma di fuoco di Sant’Elmo, un bagliore che appare talvolta sugli alberi delle navi durante le tempeste a motivo dell’elettricità atmosferica.
Il culto di Castore e Polluce era molto diffuso tra i greci e i romani, e un antico testo ne fa particolare menzione in riferimento all’area di Cirene, nel Nordafrica. La nave menzionata in Atti proveniva dalla vicina Alessandria, in Egitto.
[Immagine a pagina 9]
Stele babilonese raffigurante il re Nazimaruttash con delle costellazioni
[Immagine a pagina 9]
Denaro con l’effigie dei “Figli di Zeus”, 114-113 a.E.V.
[Fonti delle immagini a pagina 9]
Stele: Réunion des Musées Nationaux/Art Resource, NY; moneta: per gentile concessione di Classical Numismatic Group, Inc./cngcoins.com