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2 LUGLIO 2013
RUSSIA

La Corte europea difende il diritto alla privacy in un caso riguardante i Testimoni di Geova

La Corte europea difende il diritto alla privacy in un caso riguardante i Testimoni di Geova

NEW YORK. Giovedì 6 giugno 2013 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ingiunto alla Russia di pagare 5.000 euro a due donne, V. Zhukova e Y. Avilkina, a titolo di risarcimento danni. Alcuni funzionari russi avevano acquisito senza la loro autorizzazione documenti sanitari che le riguardavano. La Corte ha stabilito che questo comportamento viola il fondamentale diritto alla privacy, definendo questo diritto come un “principio vitale” garantito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

La decisione della Corte rappresenta l’epilogo di un procedimento legale durato cinque anni. Nel 2007 a San Pietroburgo il viceprocuratore aveva ingiunto alle istituzioni sanitarie della città di informare la procura di “ogni caso di rifiuto di trasfusioni di sangue o di componenti ematici da parte dei testimoni di Geova”, senza preventivamente informare il paziente o chiederne il consenso. Pertanto, il 9 marzo del 2009 i Testimoni avevano presentato alla Corte europea dei diritti dell’uomo il ricorso Avilkina e altri contro Russia. Nella sua decisione la Corte ha definito “vessatorie” le azioni della Russia e ha confermato che non c’erano “motivi gravi o sufficienti” per trasmettere quelle informazioni di natura privata a funzionari pubblici.

Parlando dei risvolti positivi del caso, Grigorij Martynov, portavoce dei Testimoni di Geova in Russia, ha dichiarato: “Questa decisione della Corte aiuterà tutti i cittadini russi, così come l’intera comunità internazionale che fa parte del Consiglio d’Europa, a godere di una maggiore protezione dei propri diritti fondamentali”.

Contatti per i media:

Internazionale: J. R. Brown, Office of Public Information, tel. +1 718 560 5000

Russia: Grigorij Martynov, tel. +7 812 702 2691